Fuoritraccia

Newsletter

Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

Home » Recensioni » Visualizza articoli per tag: johnny depp
A+ R A-
Visualizza articoli per tag: johnny depp

Into The Woods

Lunedì 30 Marzo 2015 11:08
Into The Woods è un musical teatrale scritto da James Lapine e musicato da Stephen Sondheim nel 1986, basato sul libro “Il mondo incantato” di Bruno Bettelheim, una favola disincantata dove gli esisti dei finali classici vengono stravolti dalla bramosia dei protagonisti e riscritti da capo. La versione cinematografica di Rob Marshall con il marchio Disney ne conserva la bellezza musicale ma talvolta ne tradisce il senso. C’era una volta una strega, un mugnaio e sua moglie (James Corden e Emily Blunt), la coppia desiderava tanto un figlio, ma su di loro la perfida a buon ragione lanciò una maledizione. Dissipati i vecchi rancori e desiderosa di ottenere l’eterna giovinezza in cambio, la vecchietta promette ai giovani di dargli ciò che desiderano e di spezzare l’incantesimo a patto che da soli riescano a trovare quattro oggetti magici dentro al bosco: un mantello rosso, una scarpetta dorata, dei capelli color del grano e una mucca color del latte. E’ facile immaginare quali personaggi incontreranno. Cappuccetto Rosso è una pestifera ladra di dolci, Cenerentola una ragazza disillusa che avrebbe fatto meglio a fuggire per sempre dal ballo, Rapunzel nella torre inganna la solitudine incontrando clandestinamente il  suo amore, Jack munge il suo “mucco” con amore in attesa di trovare i fagioli magici, il lupo cattivo è Johnny Depp che per dieci minuti fa il suo show canoro e poi lascia gli spettatori.  La vera diva è Meryl Streep, nominata all’oscar come migliore attrice non protagonista per la parte della Strega, che porta meravigliosamente i suoi anni. Il regista, che aveva dato il meglio di sé adattando il musical Chicago (vincitore di sei oscar nel 2002 tra cui quello per miglior film), sembra essersi perso dentro al bosco, forse ancora “ammaliato” dalle sirene del suo quarto dimenticabile capitolo dei Pirati dei Caraibi:Oltre i Confini del Mare. Il compromesso di rendere una favola nera un prodotto per famiglie ha reso troppo ingenui i protagonisti azzerando le colpe per i loro insuccessi. La Cinderella live action di Kenneth Branagh (stessa casa di produzione e anno di uscita) ha restituito al cinema la capacità di trasportare un classico delle fiabe con onestà, senza sporcature da new generation, in cui le principesse si trasformano in eroine ammazza draghi. Al contrario Marshall ritorna un passo indietro in un film dove la confusione tra la dura morale della vita e la parodia si fondono in adattamento buono per metà e imbarazzante sulla conclusione. Nel corso degli anni novanta diverse case di produzione con relativo sfoggio di cast stellato (da Robin Williams a Danny DeVito) hanno rinunciato a questo adattamento, nel 1994 sembrava cosa fatta con la Jim Henson company, fino all’arrivo della decisione finale del 2012 di affidarlo all’impero Disney. Tre nomination all’Oscar, tre ai Golden Globes, ma nessun premio neanche quello per i costumi che hanno il pregio di essere tessuti con materiali inusuali. Il vero problema di questo titolo  è Il target : il film è tagliato a misura di bambino, ma il musical originale non lo è, è volutamente ambiguo, le canzoni sono ricche di riferimenti sessuali impliciti e la critica all’agire degli adulti non è fra le righe ma schiacciante. Come dichiara l'ultimo brano “Bisogna fare attenzione a quello che si racconta ai figli perché i figli ascoltano” così, cercando di tornare bambini e guardando la fiaba senza pregiudizi, si resta perplessi. 
 
Francesca Tulli
 

Alice attraverso lo specchio

Giovedì 26 Maggio 2016 13:32

Il capitano Alice, torna da un fruttuoso viaggio alla scoperta della Cina. Se questo incipit non vi sembra appropriato, non avete visto il primo film "Alice in  Wonderland" di Tim Burton. "Alice Attraverso lo Specchio" di James Bobin segue la tradizione di fiabe stravolte per essere adattate alle esigenze del pubblico più infantile del ventesimo secolo, non tenendo conto neanche in minima parte delle rocambolesche avventure di "Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò" libro scritto nel 1871 da Lewis Carroll. Alice (Mia Wasikowska) torna in Inghilterra da sua madre, dopo un lungo viaggio, si presenta ad un ricevimento indetto dal suo ex (antipatico) pretendente, con un vestito orientale bizzarro, piena di entusiasmo. Viene riportata con i piedi per terra dalla situazione che le si presenta davanti: la madre sta per vendere la sua nave in cambio di soldi che possono migliorare la sua situazione economica, a lei invece viene proposto un noioso lavoro di ufficio come ad una donna si conviene. Disperata, cerca rifugio nelle grandi sale abbandonate del palazzo, incontrando il Brucaliffo (ora farfalla) che le mostra un'alternativa e l'impossibile diventa possibile. Saltando nello specchio magico, torna nel Paese delle Meraviglie dove, il Cappellaio Matto (Jhonny Deep) è convinto di poter far tornare in vita la sua famiglia, Alice gli fa pensare che questo non sia possible e lo riduce ad uno stato catatonico. E' adulta non crede più, non è più quella di "prima". Sconfortata, viene a sapere della Regina Bianca (Anne Hathaway) che si può tornare indietro nel tempo  e cambiare le cose, facendo visita al Tempo stesso in persona (Sacha Baron Choen) e parte per un viaggio  alla ricerca della cronosfera l'oggetto magico che permette di viaggiare attraverso le epoche sperando di portare pace al Cappellaio. Helena Bonham Carter riprende il Ruolo della Regina di Cuori, ossessionata dal taglio delle teste, il suo personaggio viene in parte caratterizzato in parte sminuito. Evitabili inseguimenti da videogioco e fastidiosi animaletti digitali, sono un sopportabile compromesso per un seguito apprezzabile, una bella avventura fantastica, ricca di abiti mozzafiato e castelli incantati. Da una buona lettura dell'importanza del tempo, nemico e amico dell'uomo. Se il primo film era una delusione, il classico esempio di regista perfetto per una storia nelle sue corde che riesce a sbagliare il tiro, questo risulta sotto molti aspetti più godibile. Libero dall'ingombro della fiaba originale (se almeno non teniamo conto del titolo), deve fare i conti con gli errori commessi dal predecessore ma nel complesso risulta un più coerente film per ragazzi, con qualche buono spunto nella sceneggiatura nonostante sia sempre opera di Linda Woolverton, capace di scrivere capolavori come La Bella e La bestia (1991), Il Re Leone (1994),  fallimenti come il primo Alice (2010) e Maleficent (2014). Dà una grande lezione universale: "Il passato non si può cambiare, ma dal passato si può imparare".

 
Francesca Tulli
“Tutto è meglio con i pirati” nessuna frase può spiegare meglio come una storica ‘ride’ a tema (dicasi anche nel nostro paese “trenino”) fatta di animatroni e scenari teatrali dei parchi Disney sia diventato un fortunato franchise di intrattenimento. Dopo quattordici anni dal primo film della serie “La maledizione della prima luna” (2003), Joachim Ronning dirige il quinto “La vendetta di Salazar” (il titolo originale è più evcativo  “Dead Men Tell no Tales” . Il giovane Henry Turner (Brenton Thwaites) fin da piccolo, giura a suo padre Will (Orlando Bloom) che riuscirà a trovare lo Scettro di Poseidone,  un oggetto divino creduto leggenda, in grado di salvare suo padre dalla terribile maledizione che lo lega per sempre all’oceano. Caryna Smith (Kaya Scodelario) messa alla gogna come strega per la sua passione per l’astronomia è in possesso della mappa che può condurlo là. Salazar, il fantasma di un pirata spagnolo, vuole lo stesso manufatto per tornare umano e cerca vendetta contro un noto bucaniere svitato e fin troppo inebriato dal Rhum. Jack Sparrow (l’inconico personaggio interepretato sempre da Johnny Deep) caduto in disgrazia, con un equipaggio sgangerato composto di pochi amici fedeli ma svogliati, ha scelto una vita di rapine e saccheggi, a terra, senza più cedere alla tentazione di andare per mare. E’ in possesso della mitica bussola “che punta sempre verso ciò che desidera di più al mondo” oggetto che tutti vogliono per raggiungere il tridente. Le storie dei protagonisti si intrecciano e creano una serie di eventi concatenati e come si conviene mirabolanti e assurde avventure. L’esagerazione la fa da padrone e la spasmodica ricerca di nuovi espedienti per rendere la storia diversa dalle precedenti, rendono la pellicola una garantita dose di intrattenimento adatta a qualsiasi età, composta da una matassa di effetti visivi di qualità, cullata dalla colonna sonora di Geoff Zanelli. Dalla CGi mescolata con il trucco tradizionale nascono i “Non vivi” i set reali, sfasciati e fatti esplodere ad hoc, per quanto eccessivi rendono l’atmosfera. Il quarto film della serie Oltre i confini del mare (2011) era una storia riuscita ma slegata dalla trilogia, qui ogni tassello va a completare un quadro già noto, senza l’obbligo di un ripasso generale. Johnny Deep è sempre uguale a se stesso,  ringiovanito dal trucco, l’attore che scelse di fare il pirta per suo figlio (non è un caso che il suo nome sia proprio Jack) riesce nel suo inteneto di far ridere, più di altri, Sparrow, lo incatena come una maledizione al ruolo del pirata scanzonato, mettendo in ombra i suoi personaggi precedenti specialmente quelli di Burtoniana memoria. Eccezionale Geoffry Rush, nel ruolo di Barbossa, l’antagonista per eccellenza della saga, ci regala una perfomance inaspettatamente commovente. Diverte, intrattiene e nel suo genere, si distingue. Un avviso: restate fino alla fine dei titoli di coda, come avete fatto per i precedenti.
 
Francesca Tulli

Animali Fantastici: I crimini di Grindelwald

Venerdì 16 Novembre 2018 16:35
J. K. Rowling firma con la sua penna magica, la sceneggiatura del secondo titolo della saga “prequel” di Harry Potter, Animali Fantastici: I crimini di Grindelwald.
Parigi è la città degli amanti, dopo una mirabolante fuga dalla prigionia Gellert Grindelwald (Johnny Depp) sceglie la capitale francese come culla per attuare il suo piano malvagio, schiavizzare i nati senza poteri magici i 'babbani' (o meglio, sarebbe piú politicamente corretto chiamarli “no-mag”) e lasciare che i purosangue siano i padroni del mondo magico. Newt Scamander (Eddie Redmayne) magizoologo, dolce premuroso tenero con ogni creatura, qualsiasi sia l'aspetto o la natura, viene coinvolto, controvoglia, da un giovane Albus Silente (Jude Law) nella lotta contro Grindelwald, ha una missione segreta, e solo lui, per il solo merito di avere un esemplare senso della giustizia può portarla a compimento. Sulle tracce del criminale anche la Auror, Tina Goldstein (Katherine Waterston) compagna di avventure di Newt. L’intera trama orbita intorno a Credence (Ezra Miller) un ragazzo orfano senza risposte. Il film, non privo di difetti risente del bisogno spasmodico di dare risposte agli appassionati. E’ dedicato principalmente a loro, alle persone cresciute aspettando una lettera per la scuola di magia di Hogwarts, ai lettori rapiti dalle vette di epicità toccate dai romanzi. La narrazione aggiunge rami agli alberi genealogici già sviluppati e intricati dei protagonisti e confonde volutamente le acque per cercare l’effetto sorpresa, che esasperato sul finale arriva. Il merito  vero per la riuscita del film va alla scelta di trattare tematiche attuali e adulte, dalla corruzione politica alla discriminazione di qualsivoglia natura. La scenografia barocca, polverosa e vissuta, rende credibile l’esperienza visiva, il film è stato quasi interamente girato nei Warner Studios di Leavesden a 30 chilometri da Londra, dove sono state ricostruite gigantesche porzioni di set, compresi gli interni e le strade parigine. A firmare la colonna sonora, nuovamente James Newton Howard, che riprende, i temi musicali firmati da John Williams per la saga principe. Le creature, di cui lo Snaso merita una menzione speciale, sono nate dall’incrocio tra CGi e tecniche tradizionali, coinvolgendo molti esperti del settore dalla Double Negative alla ILM. Che lo si voglia considerare o no un degno segmento del mondo che ha stregato due generazioni, merita sicuramente di essere visto.
 
Recensione di Francesca Tulli