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First Man

Martedì 04 Settembre 2018 22:27
First Man, diretto dal premio Oscar Damien Chazelle, apre la Mostra del Cinema di Venezia 2018. Quell’Oscar fu anche merito della direzione del Festival del 2016; allora come oggi gestita da Alberto Barbera. L’apertura affidata al musical La La Land fu senza dubbio una scommessa. Vinta con ampio margine. Quest’anno si ripunta sul giovane regista americano, che con la storia dell’allunaggio di Neil Armstrong promette di stupire ed allo stesso tempo di farci riflettere su temi non proprio consoni all’avventura nello spazio. 
Il film è l’adattamento della biografia ufficiale del primo uomo che mise piede sulla Luna: First Man-The Life of Neil A. Armstrong, scritta da James R. Hansen.
 
Neil Armstrong (Ryan Gosling – Blade Runner 2049) entra ufficialmente a far parte della Nasa nel 1962. Persona schiva, riservata e concentrata sul proprio mestiere di ingegnere, non è proprio l’amicone da feste e svaghi. Per lui alla base dei suoi interessi ci sta la famiglia. Purtroppo perde una figlia e questo tragico evento lo distrugge. Il rapporto con la moglie Janet (Claire Foy, ora al cinema anche con Millennium – Quello che non uccide) non è più lo stesso, ma non perduto. La reazione è tutta focalizzata sul programma Gemini. Il lavoro preciso e costante diventa il mezzo per cercare dentro di se una redenzione difficile da trovare. La sua perseveranza lo porta a diventare il comandante della missione Gemini 8. Neil diventa così il primo uomo mandato nello spazio. Ma come obiettivo ha la Luna, promessa alla sua famiglia come terra di miracoli. La preparazione ai viaggi spaziali è complicata e colma di incidenti. Molti colleghi di lavoro perdono la vita durante i collaudi. Sembra tutto perduto quando invece il famigerato satellite diventa realtà. L’Apollo 11 è sulla rotta verso la Luna e il 20 Luglio del 69’ Armstrong è il primo essere umano a calcare il suolo lunare. 
 
Ma poi siamo veramente andati sulla Luna? Al protagonista poco importa, dato che lui la sua Luna l’ha trovata. Ecco! Questo è in realtà il vero senso di questo lungometraggio. Un’opera intima, che mette in secondo piano per una volta il Sogno Americano. Il trentatreenne regista del Rhode Island conferma le sue ottime doti nella direzione di un grande progetto, confezionando un’opera poetica ed intensa. Sta alla larga dal cliché. Fa uso cospicuo della camera a mano portando lo spettatore direttamente sulla Luna. Quasi da realtà virtuale. Una vivida camminata on the Moon, intinta di veridicità. Le scene vivono di un’avvolgente dinamismo, intercalate da un senso serrato di claustrofobia. Chazelle ha sempre lo sguardo nel posto giusto e riesce a tirar fuori da ogni inquadratura la giusta anima. Se gli si deve fare un appunto può essere che, la prima parte del film lenta ed introspettiva, lasci lo spettatore un po’ fermo su se stesso, ma i minuti seguenti sono emozionanti e coinvolgenti, incalzati anche dallo strepitoso commento musicale di Justin Hurwitz (premio Oscar per La La Land).
Il giovane autore, grande conoscitore di cinema, si fa ispirare dalle tecniche nolaniane e non mancano citazioni kubrickiane. E se ci addentriamo nel dolore ci sono anche velature eastwoodiane.
 
Parte della critica trova in First man solo un buon esercizio di stile. Come dargli torno. Ma il film di Chazelle non è solo questo. Riesce a mettere in scena la realtà sconfinando nel fantastico, in modo da poterci consentire di sconfiggere i nostri incubi più ricorrenti legati al peso della vita. Così da risolvere l’irrisolvibile. Nello spazio che non aiuta nessuno, in questo luogo inospitale per l’uomo si trova paradossalmente se stessi. Una magia oscura, che è comunque sempre magia.
 
Ryan Gosling è perfetto per interpretare Neil Armstrong: una performance in sottrazione, introversa e da un certo punto di vista psicoterapeutica. Entra in analisi con se stesso per lenire il tremendo lutto e il suo disumano obiettivo conferisce una ragione alla sua esistenza e a quella dell’umanità. Claire Foy non da meno. Una nomination all’Oscar come attrice non protagonista non gliela toglie nessuno. E produttore esecutivo troviamo un certo Steven Spielberg.
 
David Siena