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Io sono l'abisso

Giovedì 27 Ottobre 2022 23:38

"Io sono l'abisso" ci parla, tenendoci con il fiato sospeso, dell'origine del male e di quanto questo male possa essere circolare. Protagonista è un uomo che svolge la professione di netturbino. Proprio nella spazzatura cerca tracce e modi per incastrare le sue potenziali vittime, tutte accomunate da una chioma bionda come quella della madre. La violenza, attraverso continui flashback, viene spiegata, circonstanziata e quasi giustificata. Un uomo violento è sempre stato anche un bambino violato e vittima egli stesso che ha assorbito, come se fosse nutrimento, la violenza stessa. Nel caso specifico il passato di  questo uomo, ripercorso in modo discontinuo  ma estremamente efficace  perché il racconto risulti fluido e comprensibile, è una discesa ad inferos dove anche il legame materno è intriso di dolore e stilla violenza come la goccia che scava la roccia e crea una voragine condannando all'infelicità personale e alla pericolosità sociale. Da adulto cercherà vendetta e, in questo folle progetto, la sua missione si incontrerà con due altre abissali solitudini. Da una parte la cacciatrice di mosche che, per un immenso dolore privato, ha come ragione di vita la cattura di uomini misogini che abusano delle donne e dall'altra la ragazzina con il ciuffo viola che non riesce ad uscire per paura e vergogna dallo sfruttamento sessuale e dalla sudditanza psicologica conseguenti ad un incontro sbagliato con un coetaneo anaffettivo. In tutto questo lo spettatore è condotto per mano in un abisso sempre più scuro e profondo ma anche nel peggiore degli uomini risiede un barlume di empatia che può redimerlo rendendolo salvifico nei confronti del prossimo. Il finale è anch'esso spiazzante e, svelando un rapporto di conoscenza che lega il serial killer e chi si è messo sulle sue tracce per stanarlo e fermare la scia di morte, scopriamo che non c è speranza nemmeno quando pensiamo di essere in salvo perché qualcuno ha aiutato il destino avverso e ha reso possibile un lieto evento che avrebbe potuto non arrivare a compimento. Donato Carrisi dopo "La ragazza nella nebbia" del 2017 e "l'uomo del labirinto" del 2019 con questo nuovo thriller si consacra maestro del genere e alza ancora l'asticella immettendo anche elementi puramente drammatici che completano e regalano maggiore spessore all'opera. Gli interpreti sono perfetti nei ruoli assegnati e con grande naturalezza si muovono in uno scenario di degrado umano e sociale. Il montaggio è ben eseguito e proprio grazie ad un gioco di rimandi perfetto tra spazi temporali differenti tutto si chiarisce e non rimangono zone d'ombra di difficile comprensione. Un film che ha tutti gli ingredienti per piacere al grande pubblico ma conserva degli elementi sorprendenti anche per i soli appassionati del genere thriller.

Virna Castiglioni