Sono trascorsi ben più di dieci anni dall’ultimo capitolo dedicato all’antieroe mefistofelico più singolare e irruento di sempre: HellBoy. The Golden Army (del 2008) è stato infatti l’ultimo film della saga diretta da Guillermo Del Toro, apprezzata da moltissimi, e che ha segnato in modo indelebile l’universo creato Mike Mignola. Il film che uscirà al cinema l’11 aprile si presenta quale reboot della saga, e questa volta vedrà dietro la macchina da presa il regista Neil Marshall, un nome che non è nuovo a chi di fantasy e horror se ne intende( egli ha infatti diretto alcuni episodi de Il trono di Spade e la pellicola horror di culto The descent).In questo reboot della saga, Hell Boy torna sullo schermo più indemoniato che mai, pronto ad affrontare un nemico tanto attraente quanto spietato come la bellissima strega Nimue, la Regina di Sangue, la qule assetata di vendetta intende eliminare l’intera umanità. Chiamato in Inghilterra per combattere dei giganti mostruosi e famelici, il demoniaco detective del BPRD, dovrà sconfiggere la forza oscura di Nimue, in uno scontro titantico senza precedenti. Hell Boy firmato Neil Marshall, gode di tutti quegli elementi più prossimi al fumetto originale, come ad esempio quella marcata componente gotica ( molto cara a Mignola) e la ricerca continua di scontri al cardiopalmo tra personaggi. La regia di Marshall spinge sull’accelleratore per quel che riguarda il ritmo, mettendo forse troppa carne al fuoco, tanto da risultare in alcuni passaggi un po’ troppo frastornante. Tuttavia, il film sembra funzionare proprio in virtù di quel tono politicamente scorretto che strizza l’occhio al divertimento, alla continua contaminazione tra epica fantasy ed action più disimpegnato. Di certo Neil Marshall non è un regista dato in prestito al genere, muovendosi da sempre tra azione, sparatorie e scontri fisici. La sua regia è pertanto disinvolta e naturale, rendendo il film piuttosto godibile sotto il profilo della fluidità. Dietro il mastodontico diavolo c’è l’attore David Harbour ( già noto al grande pubblico per il ruolo di Jim Hopper, capo della polizia in Stranger Things), che ha da subito convinto Marshall, un po’ per la sua prestante fisicità e un po’ per la sua profonda cura nel calarsi in ogni ruolo in modo impeccabile. Per Harbour, girare alcune sequenze è stato molto complesso e faticoso, per via delle protesi e dell’ingombrante tuta addosso. Tra le scene più elaborate infatti, è da annoverare quella della sanguinosa e sfibrante lotta con i giganti, uno dei momenti più ad alta tensione dell’intero film, nonché scena memorabile per effetti speciali e struttura sonora di questo HellBoy. Nel complesso, a dispetto delle numerose stroncature avvenute oltreoeano, HellBoy di Neil Marshall è un esperimento riuscito. E se la sua virtù è quella di intrattenere senza troppe pretese, alternando diversi registri, il suo difetto è quello di chiudere frettolosamente la lotta finale, che di epico ha ben poco.
Giada Farrace
voto: 3/5
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Nato dalle matite di Mike Mignola, il personaggio di Hellboy torna a distanza di 11 anni dalla coppia di film ad opera di Guillermo Del Toro, due ottimi esempi di cinecomic in tempi in cui questo genere di pellicole aveva sicuramente meno appeal tra il pubblico e riceveva meno riscontro anche da parte della critica. Tuttavia la mano dell'istrionico regista messicano contribuì ad elevare i due episodi precedenti allo status di cult, anche tra i meno avvezzi alle letture fumettistiche d'origine. Questo nuovo e atteso capitolo si confronta quindi per forza di cose coi precedenti, e la storia che fa da sfondo a questa nuova vicenda è legata ad un particolare ciclo narrativo, a detta del creatore uno dei più caratteristici ed efficaci per rilanciare il diavolo rosso sul grande schermo. L’intreccio prende il via dall'astio di una antica strega (Milla Jovovich, badass girl di Resident Evil), resa inerme per mano di Re Artú, grazie alla famigerata Excalibur, e dalla sua sete di vendetta nei confronti del genere umano su cui brama di scatenare nuovamente i pieni poteri. L'attore scelto per personificare Hellboy è David Harbour (già potuto apprezzare nella incensatissima Stranger Things) che compie più che discretamente il compito, riuscendo a dar corpo a una figura che come prestanza scenica non fa rimpiangere Ron Perlman, iconico interprete dei precedenti capitoli. Purtroppo però i problemi nascono quando il protagonista decide a sproposito di aprire bocca, con una serie di linee di dialogo e battute fuori da ogni tempo comico e la maggior parte delle volte piuttosto forzate, alla stregua dei peggiori siparietti tra i Vendicatori dei recenti film Marvel. In generale è la sceneggiatura che appare piatta e banale, con personaggi secondari assolutamente persi nello sfondo della vicenda, e coprotagonisti che faticano a ritagliarsi un ruolo di alcun rilievo, emblematico esempio nella figura del Professore Broom (Ian McShane), padre adottivo di Hellboy, che dovrebbe godere di uno spessore sicuramente maggiore per giustificare comportamenti e dinamiche a schermo. Lo sviluppo stesso segue un canovaccio fin troppo classico e scontato, piuttosto sfililacciato nell’intreccio della trama e nell’introduzione dei nuovi compagni d'avventura, col risultato di una serie di situazioni che si spostano di location e scopo principalmente per inerzia. Il regista, Neil Marshall, all'opera precedentemente in Doomsday e in alcuni episodi di serie tv tra le più chiacchierate (Trono di Spade, Westworld), si comporta al meglio delle sue possibilità per gestire le scene d'azione, che risultano montate al giusto ritmo e con una buona dinamica, ma il lavoro viene poi inficiato da una pessima CGI, nei suoi difetti piuttosto vistosa. Peccato perché in conclusione vale invece la pena citare che l'atmosfera fumettistica viene ricreata sufficientemente bene, che rispetto ai capitoli precedenti si avvicina a toni più dark, meglio confacenti alle caratteristiche originali dell'opera.
Omar Mourad Agha
voto: 2/5