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The Square

Lunedì 29 Maggio 2017 14:12
The Square, in concorso al Festival di Cannes 2017, si svolge perlopiù, all’interno del Palazzo Reale di Stoccolma. Edificio ora adibito a museo di arte contemporanea, dopo la scelta della Svezia di abrogare la monarchia. Curatore della galleria è Christian (Claes Bang), padre separato con due figli al seguito. Una nuova installazione è pronta per stupire il pubblico, il suo nome è The Square. Un quadrato luminoso, all’interno del quale, vige l’altruismo e il rispetto del prossimo. Il distinto amministratore delega le pubbliche relazioni ad una stimata compagnia del settore. La pubblicità deve stupire ed attirare un pubblico di tutte le età. Qualcosa però va storto, innescando delle situazioni imbarazzanti e sregolate. Christian, messo pesantemente in discussione, vive una crisi personale colma di dubbi, che fanno vacillare il suo regolare universo.
All’interno del suo quadrato, il regista e sceneggiatore Ruben Ostlund (Forza Maggiore, 2014), ci mette davvero tutto. Supportato dalla sua distinta originalità, ci regala un sorta di cinema 2.0. La sceneggiatura è contraddistinta da innumerevoli mini sequenze con al loro interno altrettanti macro argomenti. Dispersivo? Forse un filo, ma questa sua eccessiva voglia di mettere è sinonimo di un cinema autoriale che non segue una linearità o una figura che si chiude (che contrasta volutamente con la figura geometrica del titolo), ma che vuole puntare il dito sulle incontrollabili e illogiche vite moderne. Prive di una logica densità. Ne conseguono potenti riflessioni, che rendono il film smisuratamente interessante. 
La Palma d’oro 2017 si fa beffe delle ipocrisie della borghesia, deride l’arte contemporanea, alzando, con tanto di fiero sventolio, la bandiera del politicamente scorretto fino alla cima del pennone (e forse ne avevamo veramente bisogno).
Ostlund dimostra maestria con la macchina da presa, la sua è una regia sferzante, fatta di primi piani con voci fuori piano, che costringono lo spettatore a fare focus sul volto del personaggio in questione. Uno sguardo incessante, diretto a mettere a nudo l’individuo. Privarlo della sua intimità.
Evidenti e poderosi sono anche i cambi di registro: si passa dall’esilarante al severo più cupo, come un termometro che da 30 gradi cade repentinamente a meno 20. The Square è un film che estremamente diverte e scuote, e questa forte oscillazione avviene nel tempo di pochi frames. 
Per non parlare di diverse scene che lasciano il segno, tramortiscono le menti con la loro forza devastante. 
Sarebbe un sacrilegio anche solo accennarle, lasciamo a voi il piacere di scoprirle una ad una.
 
Il regista svedese spedisce all’interno del suo cavallo di Troia un Claes Bang in grandissima forma, vero mattatore di tutta questa giostra impazzita. La sua è una recitazione sentita, formale e scombinata all’occorrenza. Argilla che si plasma perfettamente nelle mani/esigenze dell’autore. Christian è sommerso da un’ondata di incertezze. Gli errori sono all’ordine del giorno. E più cade e più non trova la strada del ritorno. Questa débacle è portata sullo schermo con ironia, via preferenziale usata dall’autore per lasciare il segno, senza appesantire.
 
Ora non resta che attendere l’uscita nelle sale italiane di quest’opera caustica e filo esistenzialista, uscita dal Festival più prestigioso al mondo con il premio più ambito. Vince lo scherno made in Svezia, che meritatamente ci connette con noi stessi.
 
David Siena