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Home » Recensioni » Visualizza articoli per tag: alessio cremonini
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Visualizza articoli per tag: alessio cremonini
Questa sera presso il MAXXI si terrà la cerimonia delle nomination dei Nastri d'Argento 2019, il premio del sindacato critici giornalisti al cinema italiano.
La cerimonia di assegnazione del premio si svolgerà a Taormina il prossimo 29 Giugno.
Il traditore è il più candidato con Il primo Re, La paranza dei bambini, Euforia e Suspiria. Nastro speciale 2019 a Sulla mia pelle di Alessio Cremonini.
 
Saranno Chiara Martegiani per il film Ride, Pietro Castellitto per La Profezia dell’Armadillo, Giampiero de Concilio per Un Giorno all’Improvviso e Benedetta Porcaroli per Tutte le mie notti a ricevere  il Premio Gugliemo Biraghi per le più giovani rivelazioni dell’anno.
Un premio speciale va a Dafne di Federico Bondi.
Novità di quest’edizione il ritorno di un premio per la tradizione italiana del doppiaggio. I Nastri premiano anche i migliori doppiatori con il premio Nuovo Imaie Nastri per il doppiaggio che andrà ad Angelo Maggi (John C. Reilly) e a Simone Mori (Steve Coogan) nel film Stanlio e Ollio di Jon S. 
 
 
 
Di seguito l'elenco completo delle cinquine annunciate
 
Nomination Attenzione al Sociale Doc:
Be Kind
Questo è Mio Fratello
Up&Down - Un Film Normale
 
Nomination Cinema del Reale:
1938 Diversi (Le Leggi Razziali del Fascismo)
Arrivederci Saigon
Camorra
La Strada dei Samouni
What You Gonna Do When the World's on Fire?
 
Nomination Cinema e Spettacolo:
"Sono Gassman!" Vittorio Re della Commedia
Friedkin Uncut
Friedkin Uncut
Il Teatro al Lavoro
Sembravano Applausi
 
Nomination Migliore Attore Commedia:
Fabio De Luigi (in 10 Giorni senza Mamma)
Guglielmo Poggi (in Bentornato Presidente)
Paolo Calabresi (in Bentornato Presidente)
Stefano Fresi (in C'e' Tempo)
Fabrizio Bentivoglio (in Croce e Delizia)
Alessandro Gassmann (in Croce e Delizia)
Stefano Fresi (in L'Uomo che Compro' la Luna)
Corrado Guzzanti (in La Prima Pietra)
Stefano Fresi (in Ma Cosa Ci Dice Il Cervello)
Fabio De Luigi (in Ti Presento Sofia)
 
Nomination Migliore Attore Non Protagonista:
Stefano Accorsi (in Il Campione)
Alessio Lapice (in Il Primo Re)
Luigi Lo Cascio (in Il Traditore)
Fabrizio Ferracane (in Il Traditore)
Benito Urgu (in L'Uomo che Compro' la Luna)
Edoardo Pesce (in Non sono un Assassino)
 
Nomination Migliore Attore Protagonista:
Marco Giallini (in Domani e' un Altro Giorno)
Valerio Mastandrea (in Domani e' un Altro Giorno)
Riccardo Scamarcio (in Euforia)
Andrea Carpenzano (in Il Campione)
Alessandro Borghi (in Il Primo Re)
Riccardo Scamarcio (in Il Testimone Invisibile)
Pierfrancesco Favino (in Il Traditore)
Riccardo Scamarcio (in Lo Spietato)
 
Nomination Migliore Attrice Commedia:
Lucia Mascino (in Favola)
Lucia Mascino (in La Prima Pietra)
Carla Signoris (in Ma Cosa Ci Dice Il Cervello)
Paola Minaccioni (in Ma Cosa Ci Dice Il Cervello)
Paola Cortellesi (in Ma Cosa Ci Dice Il Cervello)
Margherita Buy (in Moschettieri del Re)
Alice Rohrwacher (in Troppa Grazia)
 
Nomination Migliore Attrice Non Protagonista:
Anna Ferzetti (in Domani e' un Altro Giorno)
Isabella Ferrari (in Euforia)
Maria Paiato (in Il Testimone Invisibile)
Marina Confalone (in Il Vizio della Speranza)
Valeria Golino (in Les Estivants - I Villeggianti)
 
Nomination Migliore Attrice Protagonista:
Marianna Fontana (in Capri - Revolution)
Pina Turco (in Il Vizio della Speranza)
Federica Victoria "Thony" Caiozzo (in Momenti di Trascurabile Felicita')
Anna Foglietta (in Un Giorno all'Improvviso)
Micaela Ramazzotti (in Una Storia Senza Nome)
 
Nomination Migliore Colonna Sonora:
Danilo Rea (in C'e' Tempo)
Andrea Farri (in Il Primo Re)
Nicola Piovani (in Il Traditore)
Enzo Avitabile (in Il Vizio della Speranza)
Gratis Dinner (in Moschettieri del Re)
 
Nomination Migliore Commedia:
Bangla
Bentornato Presidente
Croce e Delizia
Dolceroma
Troppa Grazia
 
Nomination Migliore Documentario Eventi d'Arte:
Caravaggio - L'Anima e il Sangue
Hitler contro Picasso e gli Altri. L'Ossessione Nazista per l'Arte
Le Ninfee di Monet. Un Incantesimo di Acqua e di Luce
Michelangelo Infinito
Van Gogh. Tra il Grano e il Cielo
 
Nomination Migliore Film:
Euforia
Il Primo Re
Il Traditore
La Paranza dei Bambini
Suspiria
 
Nomination Migliore Fotografia:
Michele D'Attanasio (in Capri - Revolution)
Daniele Ciprì (in Il Primo Re)
Vladan Radovic (in Il Traditore)
Daniele Ciprì (in La Paranza dei Bambini)
Alberto Fasulo (in Menocchio)
Daria D'Antonio (in Ricordi?)
 
Nomination Migliore Produzione:
Capri - Revolution
Euforia
Il Campione
Il Primo Re
Il Traditore
La Paranza dei Bambini
Lo Spietato
Ricordi?
Una Storia Senza Nome
 
Nomination Migliore Regia:
Mario Martone (in Capri - Revolution)
Valeria Golino (in Euforia)
Matteo Rovere (in Il Primo Re)
Marco Bellocchio (in Il Traditore)
Edoardo De Angelis (in Il Vizio della Speranza)
Claudio Giovannesi (in La Paranza dei Bambini)
Luca Guadagnino (in Suspiria)
 
Nomination Migliore Regista Esordiente:
Leonardo D'Agostini (in Il Campione)
Michela Occhipinti (in Il Corpo della Sposa (Flesh Out))
Valerio Mastandrea (in Ride)
Ciro D'Emilio (in Un Giorno all'Improvviso)
Margherita Ferri (in ZEN sul Ghiaccio Sottile)
 
Nomination Migliore Regista Soggetto:
Sergio Rubini (in Il Grande Spirito)
Angelo Pasquini (in Il Grande Spirito)
Diego De Silva (in Il Grande Spirito)
Carla Cavalluzzi (in Il Grande Spirito)
Stefano Massini (in La Prima Pietra)
Nicola Guaglianone (in Non ci Resta che il Crimine)
Andrea Bassi (in Non ci Resta che il Crimine)
Roberto Marchionni "Menotti" (in Non ci Resta che il Crimine)
Bonifacio Angius (in Ovunque Proteggimi)
Paola Livia Randi (in Tito e gli Alieni)
 
Nomination Migliore Sceneggiatura:
Valeria Golino (in Euforia)
Walter Siti (in Euforia)
Valia Santella (in Euforia)
Francesca Marciano (in Euforia)
Ludovica Rampoldi (in Il Traditore)
Valia Santella (in Il Traditore)
Francesco La Licata (in Il Traditore)
Maria Luisa Bellocchio (in Il Traditore)
Francesco Piccolo (in Il Traditore)
Edoardo De Angelis (in Il Vizio della Speranza)
Umberto Contarello (in Il Vizio della Speranza)
Roberto Saviano (in La Paranza dei Bambini)
Claudio Giovannesi (in La Paranza dei Bambini)
Maurizio Braucci (in La Paranza dei Bambini)
Giacomo Bendotti (in Una Storia Senza Nome)
Angelo Pasquini (in Una Storia Senza Nome)
Roberto Andò (in Una Storia Senza Nome)
 
Nomination Migliore Scenografia:
Giancarlo Muselli (in Capri - Revolution)
Dimitri Capuani (in Favola)
Carmine Guarino (in Il Vizio della Speranza)
Daniele Frabetti (in La Paranza dei Bambini)
Tonino Zera (in Moschettieri del Re)

Sulla mia pelle

Mercoledì 12 Settembre 2018 19:45
L’immenso potere del cinema risiede nella sua natura intrinseca di paradigma della realtà, nonché cristallizzazione di un evento.   A questo aspetto più prossimo al reale, si addiziona  il germe dell’informazione, quella volontà programmatica di diffondere spiegazioni, considerazioni attorno ad un preciso assunto. Probabilmente l’unico mezzo in grado di arrivare orizzontalmente coinvolgendo migliaia di intelletti, il cinema ha sovente l’onere di farsi cronaca. Rivelare per mezzo del racconto cinematografico un evento realmente accaduto significa dare nuovamente vita ad un episodio che ha avuto peso nell’immaginario collettivo.  Alessio Cremonini esordisce alla regia dirigendo un film su una delle pagine più feroci e dolorose della cronaca nera italiana, ossia la violenta morte di Stefano Cucchi avvenuta il 22 ottobre del 2009. Presentato all’interno della sezione Orizzonti della 75esima Mostra del cinema di Venezia, il film di Cremonini ricostruisce i giorni precedenti la morte del giovane romano avvenuta presso l’ospedale Sandro Pertini. Stefano Cucchi, arrestato il 15 ottobre 2009 per detenzione e spaccio di stupefacenti, fu sottoposto durante la prima notte di detenzione a pesanti vessazioni da parte delle autorità, danni fisici che provocarono gravi lesioni corporee e un’emorragia alla vescica. Nonostante le precarie condizioni fisiche di Cucchi, la data dell’udienza venne fissata al mese successivo, e il giovane romano fu costretto a trascorrere cinque giorni tra una struttura e l’altra, presentando delle condizioni fisiche in continuo peggioramento. Sulla mia pelle, rappresenta forse uno tra gli esempi più autentici di cinema d’informazione, imperniando il suo punto di appoggio proprio sulla minuziosa ricostruzione dei fatti accaduti a Stefano Cucchi. Prodotto da Netflix, come molti altri film in concorso quest’anno a Venezia (tra cui lo stesso film vincitore Roma), l’opera prima di Cremonini incarna in massimo grado il cine-documentario, un racconto di riedificazione dei sei giorni trascorsi tra l’arresto di Stefano e la sua morte. Un film che mette da parte ogni intromissione soggettiva nel fatto di cronaca, lasciando ampio spazio di riflessione e libertà allo spettatore, che tuttavia, in alcuni momenti, sente l’esigenza di un approccio più personale alla vicenda.Il regista gioca pertanto all’essenziale, centrando tutto sulla linearità. Un minimalismo che fa della sottrazione il proprio principio portante e che reca in sé alcune conseguenze inficianti, una tra tutte l’assenza di un’impronta più ricercata. A vestire i panni di Stefano  un Alessandro Borghi formidabile, che non eccede mai nella sua complessa e aderentissima interpretazione. Borghi restituisce al film un’intensa impronta, il cui impatto emotivo è riscontrabile anche nella stretta somiglianza tra l’attore e Cucchi. Una trasformazione, quella dell’attore romano, espressa sia a livello fisico (per il film dimagrito circa 18 chili), sia a livello vocale (la voce di Borghi  gode quasi di una  totale adesione a quella originale di Cucchi).
Sulla mia pelle, da oggi disponibile su Netflix e presente in contemporanea nelle sale italiane, è un asciutto resoconto, un quadro degli eventi che scorre in modo fluido ed inesorabile, senza però restituire al pubblico quell’aspetto epidermico evocato dal titolo. Un approccio che avrebbe donato ad progetto di tale portata maggior vigore e una sfaccettatura ancor più intima.
 
 
Giada Farrace
 

Profeti

Giovedì 26 Gennaio 2023 13:24

L’ultimo lavoro di Alessio Cremonini, regista del precedente “Sulla mia pelle” che raccontava il celebre caso di cronaca di Stefano Cucchi, sposta ora la propria attenzione sul terreno bellico della Siria (già esplorato con il precedente “Border”),  al tempo della presa di Kobane da parte dei curdi contro l’esercito del’ISIS, nel 2015.

Lo schermo si illumina con il primo piano della protagonista: Sara Canova (Jasmine Trinca), seduta su un pavimento di una stanza che sembra essere un bagno. S’intuisce poco dell’ambiente ma la camera si sofferma sul suo viso piangente, disperato. Ecco quindi che la scena cambia e ci mostra un flashback di 105 giorni prima, quando la donna che poco prima avevamo visto disperarsi in quel primo piano struggente e senza soluzione, sta intervistando una giovane combattente curda che le mostra fiera i motivi della sua militanza con queste parole: “Combatto per i curdi, per la libertà e per le donne. Perché noi donne siamo il principale nemico dell’Isis. Ma l’Isis non è l’unico problema. In Medio Oriente, se sei una donna, devi imparare a difenderti il prima possibile. Qui, la maggior parte dei regimi è basata sulla sottomissione, sull’oppressione delle donne. È per questo che le uniche persone che possono cambiare questa mentalità sono le donne”.

Si apre, con queste parole, calme, serafiche espresse con la freddezza fiera di una militante risoluta ma al tempo stesso consapevole, uno dei filoni principali della pellicola di Cremonini: il femminile nell’accezione antitetica di una occidentale e una estremista asservita al Califfato islamico.

La narrazione prende forma quando, mentre sta lavorando e sta esplorando una chiesa cristiana abbandonata e semidistrutta, la giornalista viene rapita dall’Isis che ne fa un ostaggio da lì per i successivi 141 giorni. Ma Sara non può abitare nello stesso luogo in cui sono presenti degli uomini, così viene ospitata da Nur (Isabella Nefar), una foreign fighter cresciuta a Londra che ha sposato, oltre che la causa del califfato, anche un mujahidin che la sottomette al suo volere e di cui è perdutamente innamorata.

Le due donne iniziano una convivenza che ne mette in risalto le differenze. Da una parte c’è il femminile occidentale: duro; con un forte senso di riscatto. Indipendente e concreto, che identifica la propria spiritualità senza dover passare necessariamente per il canale della religione.

Dall’altra parte c’è il femminile islamico. Anzi, estremista: asservito all’uomo che è considerato “un essere superiore”. Devoto e manicheo, che non ammette sfumature di confine sulla condotta morale (religiosa): propria e degli altri, a cui non è data possibilità di scelta.

C’è nella pellicola un continuo sguardo divino: la camera scruta dall’alto i personaggi come un Dio inflessibile che mostra il proprio volere senza restrizioni: un infedele decapitato, il sogno della conversione, le preghiere verso la Mecca, sono scene osservate dall’occhio rigoroso del regista che ne esplicita sullo schermo il senso ieratico senza orpelli ma con disincanto. Con discrezione ma autorevolezza.

L’uomo è sopraffatto e lo spettatore si sente parte di questa sopraffazione: la guerra, la punizione divina, il vacillare della speranza della liberazione dalla prigionia, il senso d’impotenza per la spietata uccisione di altri ostaggi... E questa sopraffazione non ha risoluzione, né per i personaggi, né per lo spettatore.

Il regista non vuole necessariamente giungere a una qualsivoglia conclusione. Vuole raccontare, informare senza giudicare- usando le parole della protagonista- un mondo di antinomie e di contraddizioni, in cui la donna è protagonista pur restando nell’ombra sgualcita di un ideale che nulla o poco ha a che vedere con lo stereotipo di genere o con un’appropriazione culturale facilona.

Valeria Volpini