Alla lavorazione di While the women are sleeping prendono parte figure provenienti da parti del mondo completamente opposte. Non solo geograficamente, ma soprattutto ideologicamente. Le diverse mentalità e culture è possibile pensare che siano complicate da far collimare o amalgamare in un modo tale da realizzare un opera narrativamente e stilisticamente efficace. Tratto dal libro del visionario scrittore spagnolo Javier Marias, diretto dal talentuoso regista cinese con istruzione americana Wayne Wang (Orso D’Argento nel 1995 per Smoke) ed interpretato dal magnetico artista giapponese Takeshi Kitano (Zatoichi – 2003), la pellicola è un cocktail dai sapori forti e speziati, che arriva dove non si pensava potesse arrivare. Riesce a portare in superficie tutte le sue dissimili anime. Il risultato è un film anomalo e sperimentale che trasporta verso il finale, forse l’unica parte meno riuscita, intrigando lo spettatore che vive nella drammatica suspense svariate viscerali emozioni tutte d’un fiato. Morboso, intrigante, voyerista, infedele e perverso, il film di un rinato Wayne Wang, si presenta alla Berlinale 2016 nella categoria Panorama sorprendendo con i suoi esseri umani evasivi e quasi imprendibili, alle prese con competizioni avverse, inquietanti ed anche un po’ maligne.
Durante un periodo di vacanza in una località marina, lo scrittore in crisi di risultati Kenji (Hidetoshi Nishijima, a Berlino anche con il malvagio Creepy di Kiyoshi Kurosawa) e la moglie Aya (Sayuri Oyamada) incontrano nel resort dove alloggiano una strana coppia. La cosa che salta subito all’occhio è la notevole differenza di età tra Sahara (Kitano) e la sua giovane compagna (Shioli Kutsuna, vista in The Assassin di Hou Hsiao-hsien – 2015). L’incontro avviene ai bordi della piscina dell’albergo, dove gli sguardi di Kenji diventano sempre più insistenti. Questa curiosità lo porta a fare delle ricerche in città per scoprire qualcosa in più su questo insolito legame. In un ritmo cinematografico tipicamente orientale, dove i fatti vengono descritti come lo sciogliersi di una candela, prende vita l’ipotesi che l’indecifrabile Sahara sia frutto della mente del romanziere. Sagace pretesto per creare una situazione che sia in grado di rinvigorire il rapporto con la moglie, che sembra essere in una fase di stanca.
Wayne Wang, che deve il suo nome al grande John Wayne, ci regala una versione moderna del mito di Lolita. E lo fa addentrandosi in un mondo oscuro, come aveva già precedentemente raccontato nel suo The Center of the World del 2001. La drammaturgia, scandita in episodi giornalieri, vira lentamente le sue intenzioni erotiche portandosi su atmosfere thriller ad effetto. Peccato, come già accennato in precedenza, che il finale non ci consente di avere una somma chiarezza degli avvenimenti. Questo interrompe bruscamente la visione di un ottimo film, che nei suoi punti di forza ha un’accurata messa in scena. L’aspetto dell’immaginare ad occhi aperti qualcosa che non è reale è formalmente ben concepito, tanto da riuscire a non farci percepire il passaggio dal mondo reale a quello immaginario. Non vengono usati particolari artifici, ma una forma compatta, sorretta da un’elegante estetica.
Il trascinatore di quest’opera stravagante è l’indomabile Takeshi 'Beat' Kitano. La sua ultima comparsa da attore risale a 12 anni fa. Qui ci regala un’interpretazione da maestro, mettendo sullo schermo un ambiguo protagonista. Il suo saper essere borderline, in un misto tra normalità e pazzia è stupefacente. Una sorta di Virgilio per il regista, che gli permette di valorizzare al meglio le ossessioni ed i desideri repressi, elementi focali della narrazione.
Fulmine a ciel sereno nel Panorama festivaliero di Berlino, While the women are sleeping rivela la sostanziale differenza tra amore e devozione, con l’aiuto di un suo dell’immagine molto stiloso. Venerazione che si spinge oltre ogni limite, in grado di creare universi onirici figli di terremoti interiori. Consigliato a chi ama il Wayne Wang più dark rispetto a quello dolce e filosofeggiante.
David Siena