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Plaire, aimer et courir vite

Venerdì 18 Maggio 2018 15:50
Francia, 1990. Lo scrittore Jacques (Pierre Deladonchamps) è a Rennes per organizzare uno spettacolo teatrale. Amante delle arti non disdegna un buon film e decide di andare al cinema per svagarsi. Sceglie “Lezioni di Piano”, meraviglioso film di Jane Campion, e all’interno della sala non riesce a far a meno di notare un bel ragazzo, che di nome fa Arthur (Vincent Lacoste). La sua è una giovinezza non alterata dai dolori della vita e forse anche da questo è attratto Jacques. Arthur, appena vent’enne, è in Bretagna a studiare. Acerbo e con tanta voglia di vivere, e con palesi dubbi sulla sua sessualità, si avventura in una storia passionale con Jacques. Il drammaturgo però vive a Parigi, dove ha un figlio, ed una storia con un altro uomo. Liaison arrivata al capolinea, visto che quest’ultimo, sta morendo di Aids. Arthur e Jacques, travolti dall’amore, vivono un’ardente estate, sicuri del fatto che potrebbe essere una delle ultime. La loro storia è racchiusa nell’azzeccato titolo della pellicola: Piacere, amare e correre veloce, perché il tempo qui non viene studiato e controllato all’interno della finzione, come in un film di Christopher Nolan, ma è reale ed è poco e soprattutto scorre rapido come un fiume in piena.
 
Plaire, aimer et courir vite, in concorso a Cannes 2018, è scritto e diretto da Christophe Honoré. Regista perlopiù teatrale si è fatto notare nel 2007 con Les Chansons d'amour, sempre in concorso al Festival francese. Opera musicale ben orchestrata. E anche in questo suo ultimo lavoro (che oseremmo dire autobiografico) riesce a mettere un po’ di musicalità tra le pagine di una storia bruciata, che altrimenti sarebbe stucchevole e sinceramente vista troppe volte. Parte della critica internazionale lo ha paragonato al Gran Premio della Giuria dello scorso anno: 120 Battiti al minuto. Vero che anche lì il contesto era quello degli anni 90’ e del dilagare dell’HIV, ma il film di Robin Campillo era più politico e militante, è a dirla tutta più riuscito. Plaire, aimer et courir vite è un'operazione diversa, mesta ma diretta. I protagonisti, che ti aspetti vadano in una direzione, ne prendono una diversa e non per forza sbagliata, ma spiazzante. Evidente anche lo sminuzzamento delle narrazioni, dove però troviamo integra la connessione tra amore e morte, che diventa la colonna vertebrale dell’opera. La sua non ben delineata logica e linearità diventano così il valore aggiunto del film e di conseguenza la sua bellezza. 
 
Sorry Angel, è il titolo nella versione inglese, ha anche buoni cambi di registro. Qualche scena emerge per la sagace ironia all’interno del contesto greve. La regia quando va oltremodo in intimità stroppia e abbassa drasticamente il ritmo. Peccato soffermarsi eccessivamente perché i confronti tra i personaggi, che fanno emergere le fragilità o anche le forze, non hanno bisogno di un minutaggio così smisurato. Infatti la pellicola con i suoi 132 minuti eccede in lunghezza. Rimane tuttavia un film non retorico, che vede la piena autoconoscenza di se stabilirsi nei protagonisti dopo una vita difforme, ma per loro necessaria. 
 
Tra sali e scendi il risultato finale non è così male. Christophe Honoré crea un climax tutto suo, che riscopri rivedendo la pellicola nei tuoi pensieri, dopo qualche ora dalla visione. Il film ha una sua delicata eleganza. Nel suo dna è insito un istinto genuino, che riesce a mettere alla berlina i precetti conformisti di quegli anni, ma anche del nuovo secolo. Non si può non segnalare che in questo lungometraggio sono presenti numerose citazioni cinefile e musicali, figlie della passione del suo autore.
 
David Siena