Amityville, Long Island, 1965. Ronald De Feo si trasferisce al 112 di Ocean Avenue assieme alla moglie e ai 5 figli. L'acquisto dell'adorabile villetta è un affare unico, l'immobile è infatti accogliente e posizionato in una zona tranquilla. Tutto sembra andare per il meglio, e i De Feo sono entusiasti della nuova casa tanto da decidere di ribattezzarla High Hopes ( grandi speranze). Nessuno avrebbe mai immaginato futuro tanto funesto. Esattamente nove anni dopo nel 1974, i coniugi De Feo e quattro dei loro figli vengono ritrovati senza vita all'interno della loro abitazione. Ognuno di essi freddato nel proprio letto, assassinati nella loro graziosa casa. Il tragico episodio ha fin da subito una risonanza incredibile, attirando giornalisti, fotografi e curiosi. sospettato dell'efferrata strage il 23enne Ronnie De Feo, figlio maggiore nonché unico sopravvissuto alla tragedia. Egli infatti confesserà di essere il responsabile della morte della propria famiglia dichiarando inoltre di essere stato spinto a commettere l'omicidio da una voce oscura che lo tormentava da tempo all'interno delle mura domestiche. I fatti realmente accaduti ad Amityville divennero ben presto fonte d’ispirazione per romanzi e adattamenti cinematografici, tra cui “The Amityville Horror” del 1979 diretto da Stuart Rosenberg, e il più recente “Amityville Horror” del 2005. La casa maledetta più intrigante torna ancora una volta al cinema, con la regia del francese Franck Khalfoun ( Maniac, Wrong torn at Tahoe) al suo quinto lungometraggio. Nel film la giovane Bella, si trasferisce al 112 di Ocean Avenue assieme alla sua famiglia, composta rispettivamente da madre, sorella minore e fratello gemello, che a seguito di uno sfortunato incidente è in coma. Presto Bella scoprirà che la vecchia casa dove ora vive con la famiglia è stata teatro di un macabro omicidio. Strani eventi avvengono all’interno di essa, allucinazioni spaventose e incubi notturni saranno solamente l’incipit di un terribile sviluppo. Amityville è un film che intraprende subito un percorso ben preciso, giocando sulla suspence e su un riuscito climax di tensione potenziato da un impianto sonoro di tutto rispetto. Un lavoro che si espande al massimo nella prima parte, ponendo delle basi molto interessanti a livello di terrore, ma che perde sfortunatamente vigore nel corso della seconda parte, lasciandosi eclissare da un pressapochismo fatale. Quello diretto da Khalfoun è pertanto un horror godibile e nel complesso ben fatto, ma che manca purtroppo di identità.
Giada Farrace