Due amiche all’avventura con una meta precisa ma alla ricerca di deviazioni piccanti che possano rendere memorabile il viaggio. Un po' "Thelma e Louise" senza gli abusi e la violenza dei maschi prevaricatori ma un’amicizia tra donne lesbiche che inseguono a modo proprio la felicità.
Motore della narrazione è una misteriosa valigetta dal contenuto misterioso che innesca l’azione che si fa subito violenta e splatter.
Jamie e Marian son le giovani protagoniste che, per motivi diversi, decidono di intraprendere un viaggio per raggiungere la Florida. Jamie è spregiudicata, libera e libertina e dopo aver tradito per l’ennesima volta la fidanzata ed essere stata scoperta sceglie di allontanarsi da tutto e tutti per poter prendere una boccata di ossigeno senza avere l’assillo di controlli costanti che ne limitino il suo raggio di azione. Nel farlo cerca la complicità della sua storica amica, che al suo opposto, è più timida e riservata e decisamente rigida per quanto concerne il sesso e il godimento della vita in generale. Se Jamie è fuoco e leggerezza Marian è acqua che spegne gli ardori.
Il viaggio sembra un pellegrinaggio alla ricerca del puro divertimento spensierato con tappe obbligate a bar e locali gay più in voga. Cicero’s bar, Sugar ‘n Spice e She Sead sono le stazioni di una particolare traversata del piacere che possa placare la sete di avventura di Jamie ma soprattutto risvegliare la passione sopita di Marian. Per risparmiare soldi si spostano con un’auto a noleggio con la formula della meta obbligata per azzerarne i costi. Per un qui pro quo è disponibile una vettura che deve raggiungere Tallahassee che è proprio la meta delle due donne.
Il film è infarcito di rimandi a film del passato ma difficili da cogliere dal pubblico mainstream. Questo film molto sfacciato, irriverente, estremo, non ha però la minima intenzione di abbracciare quanto più pubblico possibile, rimane un film di nicchia destinato ad una fascia ristretta di cinefili che amano in primis la filmografia dei fratelli Coen anche se in questo caso la paternità è del solo Ethan e, in secondo luogo, sono appassionati di film degli anni 60/70. Il film risulta nel complesso divertente, anche se a tratti appare davvero sconclusionato, un po' troppo pieno di citazioni e referenze di difficile intuizione, poco fluido, ridondante, in ogni caso sincero e schietto, spiazzante quanto basta ma non sempre incisivo come dovrebbe.
La chiusura sembra più una cesura e si ha l’impressione che si abbia fretta di far terminare il tutto. Se “l’amore è una slitta verso l’inferno” anche il film spesso indossa i pattini e deraglia su una lastra di ghiaccio.
Virna Castiglioni