Una delle ultime esternazioni, da parte di un difensore delle Chiesa durante una conferenza stampa, che con quello che pronuncia fa più male che bene al mondo ecclesiastico, è: “Grazie a Dio è andata in prescrizione l’accusa verso padre Bernard Preynat”. Accusa pesantissima: pedofilia. Ed è proprio da Grâce à Dieu, il titolo del film, che il suo regista François Ozon vuole scuotere e provocare. Denunciare senza tanti fronzoli le malefatte di una figura paterna, che dovrebbe proteggere non distruggere.
Grâce à Dieu non concede nessun alibi alla Chiesa, anzi gli va contro come un fiume in piena, senza diritto di replica. Nella diocesi di Lione le tre, ma anche tante altre, vite spezzate dagli abusi del parroco Preyant (Bernard Verley), vengono raccontate con l’uso di e-mail, che sono il mezzo per far venire a galla gli abomini commessi dal prete. Lettere che fungono da voci fuori campo, che raccontano senza troppi filtri le atrocità subite dai bimbi.
Non solo diretto, ma anche scritto dal regista francese François Ozon, il film, che si discosta parecchio dal cinema del regista parigino, è in concorso alla Berlinale 69 e si porta a casa il secondo premio: l’Orso d’Argento - Gran Premio della Giuria. Alla Berlinale del 2009 portò invece un film diametralmente opposto: la fiaba Ricky - Una storia d'amore e libertà.
Come già anticipato in precedenza questa storia realmente accaduta si concentra sugli abusi subiti da Alexandre (Melvil Poupaud) negli anni 80 a cavallo con i 90. Alexandre ora è padre di famiglia, con ben 5 figli. La sua vita ha preso una strada di soddisfazioni, ma quando scopre che Padre Preynat è tornato nella diocesi di Lione e che lavora sempre a stretto contatto con i più piccoli, la sua rabbia scoppia e intraprende una lotta senza esclusioni di colpi contro le figure apicali della Chiesa, che chiudono gli occhi davanti ai crimini di Padre Preynat. Al suo fianco François (Denis Ménochet) e Emmanuel (Swann Arlaud) non mollano un colpo e vanno diritti verso l’obiettivo comune: fermare e punire l’uomo che gli ha portato via l’innocenza.
Ozon si affida al romanzo epistolare per mettere in scena la sua opera. La narrazione non è diretta, ma è improntata su scambi di e-mail. L’evoluzione degli avvenimenti nasce dalle lettere scritte dai personaggi principali. Le e-mail forniscono tutti i dati e danno la sostanza che porta avanti la storia. Attraverso questi scambi comunicativi Ozon riesce a caratterizzare i suoi personaggi compreso l’ambiente in cui vivono, riuscendo così a presentare al pubblico una situazione oggettiva, che non lascia nulla al caso. Il regista è il collante tra le missive. Il suo linguaggio cinematografico è al servizio dell’utente. Una sceneggiatura originale ed asciutta riesce ad infondere al film una carica emotiva non indifferente. Denunce che fanno scaturire altre denunce. Un susseguirsi di aperture di scatole che portano davanti alla scatola più grande, chiusa col cemento dell’omertà.
Il film ricorda il premio Oscar Spotlight. Questo perlopiù investigativo, qui invece si dà più voce alle vittime ed il progetto riesce appieno. Ottime anche le prove attoriali di tutto il cast. Si crea la cosiddetta comunità riparatrice. Gruppo di sconosciuti che hanno in comune un male atroce, che tra di loro riescono a lenire. Una prova corale sentita e convincente. Il film ha l’unico vero difetto nella lunghezza, qualcosa si poteva tagliare.
Grâce à Dieu è un film di attualità, che entra prepotentemente nel sociale e che mette in risalto i problemi della chiesa, sempre meno portatrice di fiducia. Questo si evince in quanto Padre Preyant, allo stato attuale, è ancora in libertà pur essendo accusato da più di settanta persone. Chissà se Papa Francesco, che proprio questa settimana presenzierà ad un summit sulla pedofilia in Vaticano, riuscirà a dare la giusta inversione di marcia ad una comunità ecclesiastica davvero discutibile e che non sembra dare il giusto esempio.
David Siena