Non uscirai vivo da questo mondo è il titolo di un cortometraggio diretto da Riccardo Papa e prodotto da Grapevine Studio nell’ambito dell'ultimo 48 Hour Film Project di Roma, un festival internazionale che mette alla prova la creatività di filmaker ormai da 14 edizioni. Secondo il bando si richiedevano infatti quarantotto ore di tempo per la realizzazione ex-novo di un corto, comprensivo di tutti i suoi step: sceneggiatura, riprese, regia, montaggio, costumi, colonna sonora, effetti, post-produzione e titoli. A garanzia di una costruzione inedita, si richiedeva la presenza di un personaggio da inserire obbligatoriamente nel plot (Carlo Maria o Carla Maria Fontana, archeologo/a), di un oggetto (una pennellessa) e di una frase (“A regime permanente la portata è costante”, primo principio di idrodinamica). Inoltre, per ogni team partecipante sarebbe stato sorteggiato un preciso genere cinematografico da interpretare.
Il lavoro del gruppo Grapevine ha raccolto la sfida aggiudicandosi i premi per i migliori costumi e per il miglior uso del genere, nonché una nomination per la miglior regia.
Un western post-tecnologico ambientato nella periferia capitolina ha interpretato un eroe delle praterie nello scenario apocalittico del quartiere Centocelle. Il film rilegge in un gusto postmoderno gli oggetti archetipici dello spaghetti western, come cappi, orologi da taschino, sombreri, stellette, pistole, pianoforti e specchi. La desolazione metropolitana si impadronisce dei riconoscibili stilemi di scrittura registica del genere cinematografico, come i primissimi piani dei protagonisti, i campi lunghissimi, le angolazioni eccentriche, i colori caldi e le scazzottate. Il riferimento non si limita ad una mera citazione formale: si percepisce la tensione interiore della sfida e la forza emotiva della fatalità. Il Bildungsroman del picaro nella sua crociata personale contro il cattivo apre il western ad una lettura cosmopolita e futuribile, in un’epoca di disperata povertà, in cui ci sarà ancora spazio per la violenza, ma gli archeologi si preoccuperanno della benzina (chiamata “acqua-carbone”).
Le figure femminili coraggiose e combattive, così come il picaro, il cattivo e l’arlecchino (qui eccentrico nerd), icone del genere, abitano in modo inedito i paesaggi suburbani, evocando un contrasto con l’orizzontalità del vecchio West attraverso il tema di una ricerca verticale, rappresentata dal petrolio, e dall’ascesa dagli inferi, visualizzata nei gironi di cemento e graffiti dell’underground capitolino.
Il personaggio interpretato con grinta da Francesco Castiglione, eroe maledetto e giustiziere, scuote lo spettatore con la stessa forza di un novello Franco Nero suburbano.
Estremamente raffinata anche la ricerca sui costumi, come confermato dal premio ad Ilaria Carannante: gli occhiali steampunk e la chioma cotonata dello sceriffo, così come le vesti stracciate dell’archeologa, sono efficaci simboli di un futuro malato e di una coscienza storica nichilista.
La coinvolgente colonna sonora originale, tra cori morriconiani, armoniche e slide guitar, più che un semplice omaggio ai grandi maestri del genere, ne evoca gli echi e lo spirito. Lo stesso spirito che dall’amara vendetta sotto il torrido sole di Django si fonde alle atmosfere distopiche di George Miller. Come se Corbucci avesse incontrato Mad Max!
Rossella Catanese