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14 Dic
Stefano Sollima con “Adagio” conclude la trilogia dedicata alla Roma maledetta iniziata con “A.c.a.b. – All cops are bastards” (2012) e proseguita con “Suburra” (2015).
 
“Adagio” è un film corale dove in scena si muovono i più grandi attori dell’attuale panorama cinematografico nostrano più una nuova scoperta molto interessante, guidati da una sceneggiatura che non presenta sbavature e da una regia precisa e rigorosa al millimetro.
 
Un plauso doveroso va fatto sicuramente alla giovane promessa Gianmarco Franchini che
 
non sfigura accanto a mostri sacri navigati e convince fino all’ultimo frame.
 
Adagio è un action movie crepuscolare che sa farsi anche molto intimo e psicologico.
 
Un film che parla molto di solitudini, di destino avverso, di paternità, di drammi esistenziali che si scontrano con quelli sociali e globali. La vicenda narrata vede contrapporsi una squadra di poliziotti corrotti che cercano di fare soldi facili utilizzando la copertura dell’arma alla quale appartengono, sfidando leggi, utilizzando la leva meschina del ricatto, forti di essere in apparenza e agli occhi esterni dalla parte del giusto, sempre e comunque.
 
Agli antipodi una ex banda di criminali incalliti, un tempo potenti e temuti e ora ridotti a morti che camminano, rinchiusi nel loro dramma di padri sconfitti, di uomini soli, di mariti ripudiati e accettati di nuovo in seno alla famiglia solo per compassione, di vite spezzate e fiaccate dalla malattia fisica e mentale.
 
Sollima è estremamente abile a creare collisioni, intrecci, a mischiare le carte e a non lasciare mai questi opposti schieramenti distanti e impermeabili l’un l’altro, mai protetti da una linea immaginaria invalicabile.
 
Al contrario non è mai tutto nero o bianco, non è mai tutto giusto o sbagliato, non c’è mai una sola verità e non c’è mai nemmeno qualcuno che è esclusivamente un personaggio interamente negativo e viceversa.
 
In tutto questo declino di valori spicca come un fiore che è cresciuto tra le crepe del cemento la generazione dei figli che cercano una propria strada ma sono calamitati verso l’unico esempio che hanno sempre avuto dinnanzi e si perdono rischiando di venire annientati a loro volta.
 
E’ quello che avviene a Manuel, figlio di Daytona (ex capo di una banda di criminali).  Suo malgrado si ritrova coinvolto in un giro più grande di lui mettendo a repentaglio la vita, braccato come un cucciolo dal predatore famelico (Agente Vasco e i suoi colleghi) e protetto invece dall’ ex sodale del padre (Cammello).
 
Lo sfondo, come se la cattiveria e la malvagità umana non potesse coesistere con il bello, si svolge in una Roma che mostra allo spettatore solo il volto in ombra. Appare pericolosa, laida, violenta, grigia e degradata.
 
Su di essa e i suoi abitanti incombe la minaccia concreta di un’apocalisse che si manifesta con cenere e lapilli quasi si fosse sopra un enorme vulcano pronto a rovesciare l’inferno che ha dentro di sé senza risparmiare gli innocenti.
 
Un encomio alla band torinese Subsonica che ha curato la colonna sonora e ha confezionato un suggestivo tappeto musicale su cui si dipana una storia che ha la potenza dirompente di un grido che squarcia il silenzio della notte.
 
Sebbene la trama non presenti tratti di originalità e, per molti aspetti, sia affine ad altri polizieschi anche di recente uscita come “l’ultima notte di Amore” di Andrea Di Stefano in “Adagio” Sollima ha la capacità di sviscerare le vite dei personaggi fino nelle pieghe recondite dell’animo regalando forti emozioni e tenendo sulla corda fino alla fine con sequenze di pura azione adrenalinica, cambi di prospettiva improvvisi ma che si mantengono credibili e repentini colpi di scena dal forte impatto visivo.
 
Sfilano sullo schermo miserie umane, vite che hanno scelto scientemente il male pur non dimenticando il bene e vite che all’apparenza sarebbero specchiate ma nascondono orrori. Personaggi che agiscono strumentalizzando ruoli pubblici per commettere gravi reati.
 
Un film dove lo sguardo gioca un ruolo di estrema importanza e la macchina da presa cattura questi attimi di intensa carica emotiva con una perizia di grande efficacia servendosi anche di simboli catartici (bracciale con incisione e cuffie per l’ascolto della musica) come elemento rafforzativo vincente.
 
Sollima con “Adagio” si conferma cineasta di spessore che è in grado di sfruttare il genere poliziesco arricchendolo di ulteriori elementi per renderlo ancora più coinvolgente e intrigante.
 
David Siena

 

  • Regia: Stefano Sollima
  • Paese: Italia, 2023
  • Genere: Drammatico
  • Durata: 127'
  • Cast: Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Adriano Giannini.
  • Valutazione: 5

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