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Visualizza articoli per tag: red lights

Red Lights

Sabato 29 Dicembre 2012 22:14

 

La terza opera del regista tuttofare Cortés (qui contemporaneamente produttore, sceneggiatore, montatore e compositore) divide a metà la critica.

Red Lights inizia affrontando in maniera analitica, razionale e spudorata l'argomento a volte spinoso del paranormale. Protagonista della prima parte è una Sigurney Weaver in grande spolvero, maestra in tutti i sensi di un giovane Cillian Murphy (che non riesce più a raggiungere i livelli di “Red Eye”). Anche sfruttando la grandissima interpretazione della Weaver, la prima ora fila liscia come l'olio, coinvolge appieno lo spettatore, senza tempi morti e sembra preparare i fuochi d'artificio con l'ingresso in scena dell'altro pezzo da novanta: il mito, Robert De Niro.

Invece, come in un big match calcistico, i due fuoriclasse si danno il cambio, fuori la Weaver, dentro De Niro, lasciando le redini del gioco vengono in mano all'inesperto Murphy ed ecco il contraccolpo. La seconda ora di film cambia registro: non si tratta più di analisi scientifica e lotta razionale contro un sedicente medium, si passa ad una questione quasi personale, una lotta interna tra il “credere” o meno.

Da questo punto in poi vengono meno i due grossi punti di forza che avevano caratterizzato la pellicola, ovvero l'analisi razionale e l'immensa interpretazione della Weaver. Di contro ci ritroviamo con un “debole” e lasciato a se stesso Cillian Murphy e con un istrionico De Niro, che senza alcun freno si ritrova purtroppo a strafare.

Due estremi che stonano se messi uno dopo l'altro. Sorprendentemente però, tutto il lavoro iniziale riesce a sostenere abbastanza questa rivoluzione interna, così da portare lo spettatore al climax finale senza troppo malumore, sempre se si accetta il colpo di scena, dal momento che moltissime opere perfette vengono rovinate da finali “imprevisti”.. Figuriamoci opere non perfette!

Una scelta conclusiva dunque difficile e capace di scatenare i più vasti dissapori su questo ultimo lavoro di Cortés.

Per il resto in effetti “Red Lights” è più che sufficente, nonostante dei giri a vuoto nella parte centrale, lo stile è sempre pulito e asseconda gli stati d'animo dei personaggi. Il fatto che il regista faccia da factotum rivestendo più ruoli strategici risulta evidente e aiuta sicuramente il ritmo e l'intenzione narrativa. La fotografia tra il cupo e l'autunnale di Xavi Gimenez contribuisce ancora di più a creare la giusta atmosfera.

Un film da vedere senza troppe aspettative, con molte potenzialità, purtroppo non sfruttate al meglio.

 

Alessandro Zorzetto