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Sangue

Sabato 18 Gennaio 2014 15:26

Trasuda storia, amore, amicizia e arte la nuova pellicola di Pippo Delbono, “Sangue”, un documentato in cui l’attore e il regista italiano mette allo scoperto anima e corpo.

L’ultima opera del regista di “Amore Carne” può essere ‘analizzata’ e guardata da diversi punti di vista. 
In primo luogo è un viaggio di apertura e di riscoperta di se stessi: Delbono racconta l’amicizia nata con Giovanni, un ex brigatista, finito in carcere per più di vent’anni.
Ad accomunarli l’amore per due donne: Margherita, la madre di Delbono, e Anna, l’amante di Giovanni, un amore lungo una vita. 
Dal loro incontro nascono lunghe chiacchierate, nuovi progetti e idee. 
La chiave di svolta, il punto più alto ed intenso dell’incontro tra il regista e l’ex brigatista, è la morte delle due donne – avvenuta quasi in contemporanea – che lascia nei due uomini un profondo vuoto, buttandoli in una sorta di crisi esistenziale. 
“Sangue” cattura l’attenzione per un altro tema, quello delle brigate rosse: è interessante ascoltare la testimonianza di un uomo che ha vissuto in prima persona ciò che è stato narrato per anni sulle prime pagine dei giornali. 
Vengono alla luce emozioni, ricordi, pensieri e aneddoti mai raccontati.   
“Sangue” è anche quello versato sulle macerie de L’Aquila (la pellicola si apre con immagini della città abruzzese), ancora disastrata dal terremoto del 2009, una città simbolo di un disperato bisogno di rinascita e di ritorno alla vita. 
La caratteristica principale del documentario è una sorta di ‘continuo divenire’, un’opera in continua crescita e trasformazione.
Questo aspetto si riflette appieno nello stile registico e nel montaggio: per quanto plausibile, l’utilizzo della macchina da presa a volte disturba e distoglie l’attenzione.  
Una seconda revisione nel montaggio avrebbe migliorato la resa finale della pellicola.
 
Silvia Marinucci