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Humandroid

Giovedì 09 Aprile 2015 10:21
Poliziotti Robot e gangster tatuati  nel  futuro prossimo immaginato dal regista sudafricano Neil Blomkamp già nel cortometraggio Tetra Vaal del 2004, ora soggetto di Chappie (in Italia Humandroid), che ripercorre i temi della fantascienza dopo District 9 e Elysium. Jhoannesburg, una città caotica dove la pace viene mantenuta grazie ai nuovi acquisti della polizia, i Robot senzienti ideati dal giovane nerd indiano Deon (Dev Patel). Inconsapevolmente il ragazzo ruba il lavoro a Vincent Moore (Hugh Jackman) creatore di macchine da guerra letali ma ingombranti, guidate a distanza da militari in carne e ossa. Stimolato dalla riuscita del suo prodotto Deon progetta nel suo garage una nuova intelligenza artificiale, una in grado di apprendere, conoscere, crescere, apprezzare l'arte e la  natura, sviluppare capacità cognitive, dipingere quadri e comporre poesie, ma al capo dipartimento della polizia Michelle Bradley (chi se non Sigourney Weaver ?) interessano solo Robot in grado di sparare quando è necessario. La pensano così anche i fuorilegge. Ninja e Yolandi  (che nella vita reale sono una coppia di rapper con gli stessi pseudonimi) sono  a capo di uno sgangherato trio di spacciatori "tamarri" finito con l'indebitarsi fino al collo con il boss più potente della città. Un solo modo per loro di sopravvivere e vincere la guerra tra bande: convertire un androide poliziotto alla loro causa trasformandolo in un gangster.
Deon in segreto prende la carcassa di un robot  da rottamare per il suo progetto ma si imbatte nei tre che lo derubano e lo spingono con la forza a farlo funzionare. La nuova creatura di metallo accende gli  occhi su un nuovo mondo. Come un bambino dall'apprendimento veloce, dice le sue prime parole, si spaventa per qualsiasi rumore, cerca e trova in Deon una figura paterna retta e consapevole, e senza pregiudizi vede in  Yolandi una "mami" , la ragazza divertita decide il suo nome "Chappie". Nessuno immagina cosa Deon abbia veramente creato. Fucili colorati, magliette kawaii e murales con il gusto giapponese, la musica pop che incontra il compositore Hans Zimmer per fondersi con il rave dirompente dei Die Antwoord (i rapper protagonisti del film) per una pellicola che oltre il rumore è una metafora sulla bellezza della diversità. Come in Frankestein, la crescita di Chappie è l' inevitabile contatto con la crudeltà nella vita di ogni bambino umano coccolato dalla famiglia nei primi anni e poi gettato in un mondo volgare dove è difficile distinguere il bene dal male, gli amici dai nemici, dove imparare una parolaccia è più facile che ascoltare un genitore. Favoletta tenera, ma mai superata in una scenografia con costumi anni ottanta alla Mad Max. Citazione di altri e di se stesso il regista fa quello che sa fare meglio: fa indignare il pubblico bigotto ancorato a cercare una spiegazione oltre le infinite possibilità e le risposte che la fantascienza può dare all'esistenza dell'anima e alla creazione della vita.Una riflessione già sfruttata da molti altri registi ma tratta con ironia e gusto.
 
Francesca Tulli