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I Peggiori

Mercoledì 17 Maggio 2017 08:41
Due fratelli squattrinati e senza prospettive (Vincenzo Alfieri e Lino Guanciale), si trovano nella situazione di dover provvedere alla sorellina tredicenne (Sara Tancredi). Quando in piena crisi economica i soldi per far fronte a tutte le necessità vengono meno, mettono su un'attività poco ortodossa ma molto fantasiosa: vestiti i panni di due improbabili “eroi a pagamento”, sputtaneranno in rete i classici furbetti del quartierino, diventando gli idoli di tutti gli oppressi. 
 
I Peggiori, opera prima dell'appena più che trentenne Vincenzo Alfieri, nasce nella mente del regista quando era ancora uno studente liceale.
Questo lavoro, seppur non del tutto innovativo per il cinema italiano, risulta abbastanza singolare. La storia accattivante, strizza l'occhio a tutti quei simboli con cui la generazione degli anni '80 è cresciuta, contaminandosi con gli usi più comuni e attuali della tecnologia (social, microcamere, sovraesposizione video..), divenendo un bel mix di commedia, prodotto cucito su un tessuto sociale urbano di lunga e variegata tradizione narrativa con tipiche chiavi comiche e location ben codificate, e il nuovissimo (per l'Italia) cinecomic. 
Una scorrevole sceneggiatura, collaborazione a più mani di Alfieri, Alessandro Aronadio, Renato Sannio, Giorgio Caruso e Raffaele Verzillo, arricchita con dialoghi mordenti, nemmeno troppo prevedibili e gag spesso esilaranti, gioca col pubblico annullando la distanza imposta dallo schermo. 
Gran punto a favore è la scelta del cast, con attori azzeccati, convincenti e trascinanti anche nei ruoli marginali. Tra le partecipazioni spiccano quelle di Biagio Izzo e Francesco Paolantoni, in una chiave atipica rispetto a quella in cui siamo abituati a vederli, più cinici e noir. Ma l'accento è posto su Guanciale che è mattatore in scena, tutto sembra gravitare attorno a lui caricandolo forse anche un po' troppo di aspettative per consentirgli di vivere il ruolo con una maggiore spensieratezza. Lo stesso Alfieri si relega in un gradino inferiore, divenendo spalla dello scapestrato fratello. 
La storia dei supereroi scalcinati, generati da un contesto in cui diventeranno scintille deflagranti, circoscritti in una metropoli che fagocita chi ci vive, è già stata battuta.
Indubbi sono gli echi di prodotti quali Lo Chiamavano Jeeg Robot e Kick-Ass, ma il tutto viene ripreso in una forma differente, più leggera, spiritosa e autoironica, capace di conferire un carattere ben definito che non fa continuamente scattare il confronto. 
I Peggiori ha il merito di ribattere forte sulla sua natura di progetto contenuto, dove sì personaggi e storie erano già comparsi in forme analoghe, ma nel quale i luoghi e la narrazione conservano un'anima propria.
Diviene così parte di quei film profondamente italiani, con lo sguardo rivolto oltre oceano, ma immersi nelle nostre periferie dalle quali attingono a piene mani l'essenza. Il Centro Direzionale di Napoli può sembrare una Gotham City qualsiasi con dei palazzoni di specchi che si stagliano sopra cantieri a cielo aperto in una distesa di ferro e cemento; questo Alfieri l'ha ben capito, allontanando finalmente l'immaginario dal classico cliché a cui eravamo ormai assuefatti, quello delle Vele di Scampia e della Gomorra da Saviano in poi, restituendo un'identità alla città e regalandoci ugualmente delle belle sorprese.
 
Chiara Nucera