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Visualizza articoli per tag: cecilia mangini

 

Dal 6 al 9 giugno 2013 al Nuovo Cinema Aquila di Roma prende il via la terza edizione di Contest - il documentario in sala, rassegna dedicata al cinema del reale che offre quest’anno sette film in concorso sul tema ‘Territori’ e tre proiezioni speciali per una quattro giorni pienissima, dalle 18.30 in poi. 
 
 
Questo appuntamento, oltre ad aver rappresentato un esperienza pilota per quello che riguarda la promozione del documentario italiano nelle sale cinematografiche, è stato poi  ripreso successivamente in altre città contribuendo cosi ad una moltiplicazione delle sale che in Italia oramai mettono a disposizione stabilmente i propri spazi per la diffusione del cinema del reale. La terza edizione, dopo le esperienze precedenti dedicate al tema delle nuove generazioni e a quello delle Memorie, si soffermerà sui Territori e i meccanismi di resistenza messi in atto per difenderli ma anche dei territori della mente e della condizione umana, e  si caratterizzerà come un vero e proprio festival di cinema italiano, saranno infatti sette i documentari in concorso che, valutati da una giuria del pubblico, concorreranno al premio AQUILA Doc che consiste in una settimana di programmazione in sala. Infine, il programma prevede anche una sezione Fuori Concorso composta da tre titoli dedicata al tema delle stragi irrisolte,
 
Sette titoli, tutti di recente produzione, premiati in diversi Festival: NOMUOSFILM di Enzo Rizzo, anteprima assoluta dello scempio previsto della Riserva Naturale Orientata Sughereta di Niscemi dove il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti si appresta a costruire il  Mobile User Objective System, sistema di comunicazioni satellitari ad altissima frequenza; MATERIA OSCURA di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, presentato nell’ultima edizione della Berlinale, che racconta un luogo di guerra in tempo di pace, il Poligono Sperimentale del Salto di Guirra tra le province di Cagliari  e Nuoro, dove da oltre cinquant’anni i governi di tutto il mondo hanno testato armi nuove”, compromettendo inesorabilmente il territorio; le miniere dell’Iglesiente e i personaggi che le popolano sono protagoniste de L’AMORE E LA FOLLIA di Giuseppe Casu. Infine, ecco l’approccio poetico tracciato da Alessandra Celesia nel suo LE LIBRAIRE DE BELFAST, vincitore dell’ultima edizione del Festival dei Popoli. Completano il programma il racconto e l’incontro straordinario con Gerardo Marotta in LA SECONDA NATURA di Marcello Sannino, SMS-Save my soul di Piergiorgio Curzi, un vero e proprio saggio narrativo sulle relazioni affettive al tempo della comunicazione digitale, virtuale e frammentata, e per concludere l’indagine, serrata senza sconti sugli OPG italiani e le 1500 persone che “ospitano”, in LO STATO DELLA FOLLIA di Francesco Cordio.
 
Nella sezione fuori concorso troviamo tre Doc: PER MANO IGNOTA - PETEANO UNA STRAGE DIMENTICATA di Cristian Natoli, UN SOLO ERRORE – BOLOGNA 2 AGOSTO 1980 di Matteo Pasi e SUICIDIO ITALIA di Filippo Soldi, prende spunto  dall’impegno di singoli e associazioni che ostinatamente si spendono per contribuire a tenere viva la memoria di alcune delle pagine più oscure della storia della Repubblica Italiana.
 
Durante il Contest verrà ospitato l'evento la “Cantata NOMUOS” di Matilde Politi
 
Matilde Politi è attrice, musicista, cantante; dal 2000 si dedica alla ricerca e riproposizione del repertorio dei canti tradizionali siciliani, all’interno di una ricerca più ampia sulla musica tradizionale del Mediterraneo, alle quali si aggiunge la scrittura originale di brani in siciliano  che raccontano la società attuale. La “Cantata No Muos” è una storia scritta nella forma tradizionale siciliana del cantastorie, ottave di endecasillabi in rima che il cantastorie canta e cunta accompagnandosi con la chitarra e servendosi di un cartellone illustrato; la cantata nasce con l’intento di raccontare la storia del movimento no muos, nella maniera in cui per secoli il popolo in Sicilia si è autoraccontato: in questo senso la cantata è del movimento, uno strumento per raccontarsi e per fare informazione militante.
 
Tutti gli Autori e le Autrici saranno presenti in sala.
 
Tra gli ospiti invitati, hanno garantito la loro presenza, Cecilia Mangini, Davide Oberto, Christian Carmosino.
 
Orari delle proiezioni ore 18.30- 20.30- 22.30
Il prezzo del biglietto è di 5 euro.
 
Contest è un’iniziativa promossa da Roma Capitale con il patrocinio di DOC. IT e con la collaborazione di Rouge, Kalapà e Ottica Cerafogli.
 
Maggiori informazioni consultando www.cinemaaquila.com
 

In viaggio con Cecilia

Giovedì 27 Marzo 2014 21:50
Inizialmente concepito come un lavoro biografico su Cecilia Mangini, prima donna a girare documentari nell’Italia del secondo dopoguerra, “Vaggio con Cecilia”, evitando di ripetere un già visto in “Non c’era nessuna signora a quel tavolo” di Barletti e Conte, ha poi virato verso la forma del documentario on the road che racconta la Puglia intrecciando lo sguardo di Cecilia con quello di un’altra regista pugliese, Mariangela Barbanente.
Un secondo spostamento diventa la cifra dell’intero lungometraggio. Quel viaggio riflessivo che doveva percorrere la regione per restituirne i cambiamenti politici, economici, culturali e sociali avvenuti nel tempo lungo di 50 anni (da quella realtà analiticamente raccontata da Cecilia nei suoi 40 cortometraggi a quella dell’estate 2012, momento in cui le due ritornano nella terra d’origine) ha subito, infatti, significativi cambiamenti in corso d’opera. Intrecciando persone e luoghi e lasciandoli parlare liberamente è emerso un ritratto del paese che, se da una parte si presenta in perfetta continuità storica rispetto a quello raccontato da Cecilia (con riferimento ai suoi temi centrali, quelli dell’industrializzazione meridionale, dei cambiamenti socio-culturali relativi per lo più alla nascita di una nuova classe operaia e al ruolo della donna), dall’altra si iscrive entro le regole della ristrutturazione neoliberale di cui il caso Ilva è l’emblema nazionale.
Durante le riprese esplode infatti in tutta la sua virulenza la questione Ilva di Taranto, con l’ordinanza della magistratura che porta all’arresto di Emilio Riva, patron della società, e al riconoscimento della soglia mortale dell’inquinamento prodotto dall’acciaieria. Il sequestro dell’Ilva, il successivo sciopero dei tre sindacati uniti, insieme agli altri eventi dell’estate 2012 hanno rappresentato, pertanto, il roadsign che ha indirizzato gli occhi delle registe, fugando ogni dubbio sul focus d’indagine principale di questo viaggio di ritorno alla terra natia. Tornare, con la telecamera e con la mente, laddove sono stati mossi i primi passi dell’industrializzazione del meridione (con l’Italsider a Taranto e la Monteshell a Brindisi) per rendere conto della trasformazione di quel piccolo miracolo economico in un disastro ambientale, detonatore di problematiche sociali e sanitarie e rivelatore di una serie di fatti correlati: dalla corruzione alle connivenze politiche, dallo sfruttamento dei lavoratori al ruolo di imprenditori-proprietari che lucrano sulla salute dei cittadini.
Oltre all’evidente attenzione al valore cinematografico del film - grazie anche al direttore della fotografia, Roberto Cimatti, e al suo occhio specializzato nell’immagine di paesaggio, che realizza una perfetta simbiosi fra la parola e l’ immagine, fra le incalzanti interviste e le lunghe visioni di Taranto e Brindisi e delle terre che lambiscono le due città – la forza del documentario mi sembra possa rintracciarsi negli appassionati scambi fra Cecilia e gli operai (gli stessi che lei aveva intervistato per il suo “Comizi d’amore 80”), i pescatori, i giovani senza aspettative né sogni, i parenti delle vittime dell’inquinamento prodotto dalle acciaierie. Ma anche nelle incursioni di campo reciproche fra Cecilia e Mariangela che, con sguardo diverso ma complementare, ribadiscono l’urgenza politica di analizzare il reale.  Se Cecilia ha indagato a fondo un’Italia divisa fra boom economico e contraddizioni sociali (avvalendosi dell’aiuto del marito regista Lino del Fra e del gruppo antropologico di Ernesto de Martino) Mariangela ha dato corpo e voce a migranti e braccianti agricole, marginalizzati e invisibilizzati entro il paesaggio postindustriale che fa loro da sfondo (“Sole”, “Ferrhotel”).  Il dialogo fra le due opera un confronto doppio, fra due epoche e due persone che distano più di 40 anni le une dalle altre, annodandosi intorno al grande quesito sul prezzo dell’industrializzazione e sui costi sociali del passaggio alla modernità. L’’inserzione di frammenti dei film della Mangini (da “Essere donne” a “Tommaso”, da “Brindisi 65” a “Monteshell” fino al già citato “Comizi d’amore 80”)  ben incastonati nel racconto, è l’elemento più funzionale a rendere il confronto fra la Puglia – e l’Italia – del secondo dopoguerra e quella attuale, disillusa dalle speranze del riscatto del Mezzogiorno, incapace di proiettarsi nel futuro, impantanata nella corruzione politica, in un mix nefasto di ignoranza e indifferenza, vittima di un fatalismo ignavo che fa dire a Cecilia: “Bisogna imparare a dire di no. Bisogna imparare ad esprimere il dissenso, ad essere francamente contrari a tutto quello che ci succede … e non stancarsi di dirlo”.
Presentato in anteprima al Festival dei popoli lo scorso novembre, “In viaggio con Cecilia” gira ora nelle sale italiane. Nella misura in cui le registe concepiscono il documentario come testardo attaccamento a quell’impegno politico che ci obbliga ad incidere nella realtà, noi spettatori abbiamo la possibilità di riprendere in mano tale diritto/dovere osservando e analizzando quella realtà che giunge fino a noi attraverso l’intermediazione della macchina da presa.
 
Elisa Fiorucci