Ormai manca davvero poco all'inizio della 68esima Mostra del cinema di Venezia, il countdown è già impostato sulla data del 31 agosto, giorno nel quale The Ides of march di George Clooney, inaugurerà uno dei festival cinematografici più famosi al mondo. Come consuetudine, qualche giorno fa, una conferenza in grande stile, tenutasi al Westin Excelsior di via Veneto a Roma, ha annunciato il programma e le novità di questa edizione, oratori abituali Marco Müller e Paolo Baratta (entrambi ormai alla scadenza del rispettivo mandato), consueti padroni di casa nelle vesti rispettivamente di Direttore e Presidente della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. Da subito l'accento è stato posto sull'importanza di questa edizione in veste rinnovata, per strutture e programmazione. Nonostante la grande impasse, provocata dalla scoperta di un enorme buco pieno di amianto nell'area del cantiere per la costruzione del Nuovo Palazzo del Cinema, nonostante siano stati necessariamente bloccati questi lavori, con conseguenti polemiche e lotte giudiziarie (La Nuova), lo spirito, tra una tirata di cinghia al bilancio ed una captatio benevolentiae verso le istituzioni, è quello di presentare un festival in grande stile.
L'assoluta e interessante aria di rinnovamento si percepisce se solo si considera il contributo di opere prime in anteprima mondiale presenti, per la prima volta nella storia della Mostra, in tutte e tre le sezioni competitive, con uno sfoggio di artisti fuori dai classici schemi. Dei 22 lungometraggi in concorso nella sezione ufficiale e in corsa per il Leone d'Oro in Venezia 68 troviamo: Quando la notte di Cristina Comencini, Terraferma di Emanuele Crialese, la coproduzione franco italo svizzera Un été brulant di Philippe Garrel e L’ultimo terrestre di Gipi (Gian Alfonso Pacinotti). Gli italiani sono in competizione con The Ides of march di Clooney, Tinker, Taylor, soldier, spy di Tomas Alfredson, Wuthering heights di Andrea Arnold, Texas killing fields di Ami Canaan Mann, A dangerous method di David Cronenberg, 4:44 Last day on earth di Abel Ferrara, Killer Joe di William Friedkin, Taojie (A simple life) di Ann Hui, Hahithalfut (The echange) di Eran Kolirin, Alpeis (Alps) di Yorgos Lanthimos, Shame di Steve McQueen, Carnage di Roman Polanski, Poulet aux prunes di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud, Faust di Aleksandr Sokurov, Dark horse di Todd Solondz, Himizu di Sion Sono, Seediq bale di Te-Sheng Wei, oltre a un film a sorpresa. Ad assegnare i premi sarà la giuria internazionale presieduta da Darren Aronofsky, con Mario Martone e Alba Rohrwacher tra i componenti.
Il filo rosso che lega la manifestazione di quest'anno è il concetto di "intersezione" strettamente legato a quello di "interdisciplinarità", due parole chiave della proposta artistico-visiva di Baratta e Müller, che tendono a valorizzare il rapporto del cinema con gli altri linguaggi espressivi. Ciò si traduce in una volontà che proietta la mostra fuori dai confini nazionali, affacciandosi a forme d'arte diversificate, più e meno nuove, tutte racchiuse nelle varie sezioni. Alle retrospettive d'autore come quella su Nicholas Ray e Roberto Rossellini, che rinnovano la collaborazione con la Cineteca Nazionale, Mani Kaul e l'omaggio a Todd Haynes, si affiancano forme ibride del comunicare visivo, rintracciabili nell'interattività multimediale, nella new generation dell' IT, come frammenti rapiti da Youtube o Myspace. Ciò si traduce in un complessivo dinamismo e, in tale scenario di fluidità di immagini, la sezione Orizzonti, nella sua recente riformulazione, si è riproposta di mettere a confronto stili e sguardi tra i più diversi e particolari, opere che innovano con il tradizionale supporto di celluloide e sperimentazioni elettronico digitali. Emblema della nuova natura di Orizzonti è la versatilità di James Franco, che si destreggia nel suo Sal (biopic su Sal Mineo, l'attore italoamericano assassinato a 37 anni) tra cinema, pittura e letteratura. Franco sarà a Venezia a settembre anche con Rebel, film-installazione parte della sezione Illuminazioni di Biennale Arte. Proprio da questa esigenza di commistione artistica e preponderanze culturali, nasce la Retrospettiva Orizzonti 1961-1978 interamente dedicata al cinema italiano sperimentale e di ricerca, un cinema espanso nelle testimonianze di Carmelo Bene, Mario Schifano, Alberto Grifi, Paolo Brunatto e Augusto Tretti.
Tra i Fuori Concorso, non può non essere evidenziato Steven Soderbergh e il suo Contagion, Ermanno Olmi con Il villaggio di cartone, Madonna con W.E, commedia romantica di cui l'artista firma la regia, e Questa storia qua di Alessandro Paris e Sibylle Righetti, ritratto inedito di Vasco Rossi.
Sempre nell'ottica dell'originalità e della contaminazione, il premio Persol 3D sarà consegnato al collettivo emiliano Zapruder Filmmakersgroup di David Zamagni, Nadia Ranocchi e Monaldo Moretti, che da anni esplora le possibilità del cinema stereoscopico per la produzione di film e installazioni, contaminando arti visive, performative e cinematografiche. Da segnalare anche i Manetti Bros presenti in Controcampo Italiano con Wang.
Come già annunciato, il Leone d'Oro alla Carriera andrà a Marco Bellocchio mentre ad Al Pacino verrà conferito il premio Jaeger- Le Coutre come miglior regista del 2011. Pacino presenterà alla Mostra d'Arte Cinematografica il suo Wilde Salomè, documentario tratto dall'opera di Oscar Wilde, che indugia sul privato dell'attore, indagando allo stesso tempo le complessità di un personaggio come Salomè nella controversa visione del genio letterario di Wilde.
Effetti Collaterali
Giornate degli Autori
Le radici della memoria, la trasformazione della società, la violenza privata sono temi ricorrenti della selezione che quest'anno assegna un ampio posto alla creatività femminile. Una collocazione che non passa certamente inosservata, consentendo ad opere di estremo coraggio di emergere, come accadde nel 2010 con il documentario di Filippo Vendemmiati, È stato morto un ragazzo, sul terribile caso del giovane Federico Aldrovandi che perse la vita, una notte, a seguito di un incontro con la polizia. Nella selezione ufficiale ricordiamo l'italiano Ruggine di Daniele Gaglianone, già regista del bellissimo Pietro e Io sono Li di Andrea Segre. Molto interessante la sezione Spazio Aperto che propone i lavori di Renzo Carbonera, Duccio Chiarini, Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, Carlo Luglio, Giorgio Pressburger, Elisabetta Pandimiglio e del collettivo Pyoor. Nell'ambito delle Giornate degli Autori verrà anche rilanciato il progetto 100+1/cinema e storia per l'anno 2012, attraverso il quale Provincia di Roma e Cinecittà Luce favoriscono la cultura storico-cinematografica nelle scuole della capitale.
La Settimana della Critica
La 26esima Settimana della Critica è segnata da tracce di autori esordienti e giovani che mirano con coraggio estetico alla sperimentazione. Le nove opere che costituiscono il programma, sono tutte prime visioni mondiali, quelle in concorso sono sette, tra queste spicca Là-bas di Guido Lombardi e la coproduzione italo-argentina El Campo di Hernàn Belòn, due le opere fuori concorso, tra queste Missione di pace di Francesco Lagi, film di chiusura dell'edizione. Tutti i film sono legati dalla tematica familiare nelle varie distorsioni e increspature che possono ritrovarsi sotto lo stesso sostantivo.
Quest'anno, a portare avanti il nome della sperimentazione e della novità, è anche un premio particolare: il Premio del pubblico KINO.
Il Kino nasce come realtà romana per la promozione e la diffusione del cinema di qualità, dalle ceneri di uno storico cineclub, situato nel quartiere Pigneto.
Voluto fortemente da un gruppo di giovani artisti indipendenti, come Cristiano Gerbino, Claudio Cupellini, Alessandro Aronadio, Stefano Sardo solo per citarne alcuni, porta con sé l'esigenza di unire più realtà, tutte vicine al mondo del cinema e frequentate da addetti ai lavori ma anche solamente da appassionati. Un luogo di incontro trasversale, punto di scambio sotto forma di cinema-bistrot, che opera come una sorta di "festival cinematografico permanente" dove si può assistere ad opere di difficile diffusione, passate spesso in sordina. Kino offrirà tremila euro del Premio riservato alla migliore delle sette opere prime in competizione della SIC 2011.
Un'altra realtà che si affaccia all'interno della Settimana della Critica, sostenuta dall' ANAC, PMI Cinema, Artisti Indipendenti 2010, Consequenze Network, anch'essa legata al discorso di cinematografia indipendente, è la neonata Indi Cinema, Federazione di Cinema Indipendente, protagonista di un incontro dove si discuterà un progetto pilota di distribuzione alternativa dei film indipendenti.
Anche Indi Cinema si muove nel contesto dell'underground, ponendosi come elemento aggregante e identificativo di una dimensione espressiva e produttiva che in Italia non ha uno spazio adeguato, in disaccordo con i vincoli strutturali del mercato cinematografico.
Indi Cinema è forte sostenitrice della rivoluzione, operata attraverso le nuove tecnologie, offerta da un nuovo tipo di cinema, considerandola l'unica salvezza possibile ad una quasi totale immobilità nelle possibilità di fruizione.
Per maggiori informazioni
Chiara Nucera
Uno dei primi arrivi in sala provenienti dalla 69° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia è la nuova opera del regista italiano Marco Bellocchio. Uno dei pochi autori formatisi negli anni sessanta ancora in piena attività e che già con i suoi ultimi lavori come “Vincere” e soprattutto “Sorelle Mai”, ha dimostrato di avere ancora tante cose da dire nella sua carriera ancora in piena evoluzione.“Bella addormentata” è un film corale di eccezionale portata. Stranamente per Bellocchio è un film concentrato in un brevissimo spazio temporale , a differenza dei suoi due ultimi sopra citati. Ovviamente niente di riconducibile a “Short cuts” di Altman, “Magnolia” di P.T.Anderson o “Crash” di Paul Haggis. Marco Bellocchio forse insieme ai fratelli Taviani è quanto di più lontano esista dal cinema americano. Lo è per cultura ma anche per linguaggio cinematografico, le tensioni provocate dai protagonisti non sono finalizzate alla storia ma alla nostra emotività o meglio alla nostra esperienza. Un film del genere non può essere definito riuscito o meno, ben fatto o lacunoso, un film come “Bella addormentata” ti chiama in causa e ti rende partecipe sempre ovviamente che tu lo voglia. Ti spinge a riflettere sull’educazione ricevuta e su quella che vorresti dare ai tuoi figli. Ti tira in ballo per un urlo di troppo, per una carezza non data o per un abbraccio perduto. E’ la psicologia applicata al cinema e su questo Marco Bellocchio è un maestro che mai andrebbe discusso. Dicevo che “Bella addormentata” è un film corale, infatti ci sono più personaggi e più storie che si snodano e che nemmeno tutte si incrociano. Il tutto avviene sullo sfondo di un fatto di cronaca italiana recente. Un evento che risale all’inverno del 2009, ovvero la morte di Eluana Englaro, una ragazza in coma da 17 anni, che ha attirato per un breve periodo l’interesse dei media, della Chiesa e soprattutto della Politica.
Ecco per sgombrare dal campo ogni equivoco quello di Bellocchio non è un film sull’eutanasia e tanto meno sulla vicenda Englaro. Nel film di Bellocchio le istituzioni sono come sempre, più che mai, le assolute protagoniste del film. La Famiglia, la Chiesa, lo Stato. Se c’è una presenza forte sullo sfondo del film è quella dei media e della politica. Una presenza che purtroppo per noi Bellocchio legge benissimo come quella di una classe politica con la p minuscola, una piccola associazione di burattini e burattinai, di teatranti di profilo bassissimo, di gente rubata alle galere. Ma tanto è; non è forse questa l’Italia degli ultimi anni? Lo dicono i fatti. Le inchieste e i processi. Tanto che viene da chiedersi se la bella addormentata del titolo non sia proprio la nostra nazione.
Si perché altrimenti di belle addormentate nel film oltre a Eluana, che ovviamente non si vede mai, ce ne sono molte… La più addormentata di tutte è Maria la figlia del senatore Beffardi che ha perso la madre in circostanze simili a quelle di Eluana. C’è la figlia della Divina Madre (una clamorosa Isabelle Huppert) che con il suo coma vegetativo affonda sempre più la vita del fratello. Come c’è Federico, un ragazzino folle che dice cose sanissime ma che è anche il freno a mano del fratello Roberto.
E poi c’è Rossa, una tossicodipendente sola come un cane, bella come una favola di Walt Disney, che più volte ha tentato il suicidio e che sarà l’unica a risvegliarsi. Lo farà grazie a un bacio, si proprio come nelle favole. Solo Rossa si risveglia... gli altri si perdono. Rossa non solo si risveglia, ma rende più piacevole il riposo del Principe, dell’Angelo guerriero che l’ha salvata. Non farà nulla di eclatante, niente amore eterno o gioia di vivere ritrovata: toglierà solo quelle brutte, scomode scarpe al suo Principe per farlo dormire comodamente. E per poter finalmente riposare anche lei. E chissà che prima o poi un bravo giovane medico non dia un bacio piccolo, piccolo che possa risvegliare la nostra Italia.
Marco Castrichella