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Totem - Il mio sole

Giovedì 07 Marzo 2024 09:35
Non temere la morte ma fare in modo che si senta accolta come la principale invitata ad una festa. In totem, opera seconda della regista messicana Lila Aviles, lo spettatore è esso stesso invitato ad una celebrazione, ad un rito di passaggio, ad un funerale, ad un commiato ma tutto avviene come se si stesse andando ad una prima teatrale, ad un ballo in maschera.
Non c’è evidenza di dolore sfacciatamente gettato in pasto ma, al contrario, una delicatezza e un riserbo che ci fanno pensare alla malattia, alla sofferenza e al dispiacere di una vita che si spegne come a qualcosa che non vada per forza combattuto con vigore e aggressività ma che invece possa essere accolto ed accettato come un dono.
La regista sceglie di girare utilizzando il formato 4/3 che comprime la scena e la schiaccia ma nel contempo la rende anche più intima e raccolta.
Le scene si svolgono sempre in luoghi chiusi, all’interno di case. In esse si alternano angoli bui e solo qualche spiraglio di luce buca l’oscurità nelle quali le scene sono perennemente immerse. Tutti gli ambienti inquadrati sono ricchi di anfratti, di nascondigli, di grotte metaforiche dove celarsi al mondo esterno, dove recuperare le forze, dove resistere, dove ritemprarsi anche ubriacandosi per dimenticare che si sta cercando di fare buon viso a cattivo gioco.
Molto convincente la dicotomia fra mondo adulto e mondo bambino. La regista sceglie di indagare il punto di vista di Sol di soli sette anni interpretata magistralmente dall’attrice esordiente Naima Senties. 
Tutto il film è un passaggio sotto la lente prismatica dello sguardo infantile ma già molto adultizzato di questa bambina che ha un padre in punto di morte. Inconsapevolmente raccoglie il dolore che aleggia intorno a lei per tramutarlo in speranza, la serietà per convertirla in leggerezza, il buio per trasformarlo in luce che illumina, in un sole che scalda anche la stanza più fredda dove giace un padre che non si può disturbare perché impegnato a recuperare le forze in vista dell'ultimo saluto. 
In Totem si parla di morte e di dolore ma senza mai appesantire il racconto che si mantiene soave riuscendo a non scadere mai nella tragedia.
Ogni gesto e ogni movimento apparentemente ordinario racchiude un significato profondo e anche il travestimento è solo un modo per esorcizzare qualcosa che non si può evitare. Un film delicato corale che racconta una disgrazia con il sorriso di un carnevale. 
 
Virna Castiglioni