Piergiorgio Curzi porta sul grande schermo la storia singolare di un uomo, Nicolino, i suoi desideri, le sue ossessioni e i suoi angoli più nascosti.
La solitudine può manifestarsi in molti modi, come altrettanti sono i modi in cui può essere sconfitta, annullata, messa al tappeto. "Sms - Save my soul" parla sì di solitudine, ma anche di voglia di ricominciare, di rimanere ostinatamente a galla. Piergiorgio Curzi porta sul grande schermo la storia di Nicolino, i suoi desideri e i suoi angoli più reconditi.
Lo fa attraverso un documentario intenso e profondo, ricco di significati e spunti di riflessione.
L'approccio del regista è molto personale, partecipa in maniera attiva alla vita del suo protagonista, ci interagisce e ne condivide addirittura gli spazi.
Chi è Nicolino? Curzi ce lo presenta a poco a poco: pur seguendolo assiduamente in ogni movimento e spostamento – quasi in maniera morbosa – e lascia lo spettatore in attesa. Chi sono le persone che fanno parte del suo mondo? E i giovani che lo circondano?
Nicolino è un uomo di una certa età, che ogni mattina sconfigge la solitudine a colpi di sms e poesia.
Le destinatarie – solo donne – dei suoi versi in rima vengono scelte tra gli annunci di un giornale locale: c'è chi cerca casa, chi lavoro, chi più direttamente compagnia. Non tutte accettano il "carteggio telefonico": qualcuna sfugge, qualcuna si arrabbia, qualcun'altra, al contrario, trova in quest'uomo una via per salvarsi dalla solita routine. Nicolino è attento, delle sue "muse ispiratrici" ricorda tutto: ogni giorno ricopia sul suo computer tutte le conversazioni con tanto di data e ora.
Il documentario di Curzi funziona, è lineare; la narrazione, fluida e coerente, riesce al tempo stesso ad incuriosire lo spettatore. Nella sua analisi psicologica, a tratti antropologica, il regista compie una scelta: proteggere il suo protagonista da un passato mai del tutto svelato.
Il risultato è un racconto amaro, più che mai vero.
Silvia Marinucci