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Cinema in MOVimento

Venerdì 16 Novembre 2012 22:39

Dal convegno 100 Autori e ANICA emerge un unico punto fermo: chiedere l'approvazione del decreto atteso da 4 anni insieme a Produttori e Sindacati.

Non capita spesso di vedere seduti allo stesso tavolo 100 Autori, Medusa, ANICA, Sky, Telecom, RAI, AGCOM e sindacati, ma è quello che è successo il 13 novembre all’Auditorium Parco della Musica in occasione della settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Una tavola rotonda programmata per discutere della situazione di stallo che sta vivendo il cinema, ed in particolare alcune domande da sottoporre al rappresentante del Ministero dello Sviluppo Economico, peccato che appunto l’interlocutore principale non c’è, al suo posto una lettera vaga che lascia solo intendere un disinteresse nei confronti del problema.

Dalla dettagliata e chiara esposizione di Nicola Lusuardi, Coordinatore Nazionale dei 100 Autori, affiora un quadro generale avvilente, di un cinema che dalla Finanziaria 2008 “attende che venga fatta rispettare la legge”, come spiega per primo Angelo Barbagallo.

Il Presidente dei produttori e Segretario Generale ANICA, esprime il suo disappunto affermando che "semplicemente se il regolamento fosse stato approvato dai due Ministri, oggi saremmo qui per parlare di talenti e nuove produzioni, invece dovremo ancora una volta parlare di lotta". Il discorso in particolare verte sull'articolo 44 che prevede che i Ministri dello Sviluppo Economico e dei Beni Culturali emanino un decreto che disciplini i criteri per la qualificazione delle opere cinematografiche di "espressione originale italiana", decreto necessario alla sopravivenza delle case di produzione. “Se capisaldi come Medusa e altri entrano in crisi - continua Barbagallo - l’intero settore ne risente. Se da un film si trae profitto, è giusto che una parte di quel profitto venga reinvestita in produzione, questa è una quota che andrebbe definita e che soprattutto dovrebbe essere applicata a tutti, reti private comprese".

Ma nel 98 la Pay TV non esisteva ancora e quindi al momento viene "esonerata" da questi doveri perchè teoricamente - approfondisce Stefano Ciullo, Direttore Sky Italia - la televisione a pagamento  è entrata nella normativa in un secondo momento, e non utilizza risorse pubbliche. Si tratta  di un sistema completamente diverso dove il produttore viene pagato, ma si sceglie di non fare produzione e di non investire in produzione. Ma il punto è che non ci si può esonerare, sempre dalle parole di Ciullo "la nostra forza sono da sempre i contenuti e il talento,  su questo dobbiamo investire. Non possiamo permettere che il cinema venga saccheggiato. Emerge quanto sia fondamentale una legge  di regolamentazione senza la quale la televisione a pagamento attinge e guadagna sui film, ma non investe neanche una minima parte del guadagno per la produzione questo contribuendo la posizione di fermo in cui ci troviamo".L’adeguamento italiano alla direttiva europea diventa così solo il primo di una serie di passi necessari per arginare lo sperpero del valore del prodotto. Accettazione della competizione, nuovi modelli di selezione e sviluppo delle pellicole, produzioni low cost adeguate esteticamente ed editorialmente dovranno seguire alle iniziative legislative ministeriali.

In questo scenario sembra evidente che la molteplicità dei canali, rende sempre più difficile la sopravvivenza alle reti pubbliche ostacolando il primo dovere di una televisione di Stato, quello di formare ed educare il Paese.

Nel troppo parlare ci si scordano le conclusioni che tira, un istante dopo la chiusura di Riccardo Tozzi, il Presidente dei 100 Autori Andrea Purgatori, "preoccupato del fare, Il Governo è inadempiente nei confronti del Cinema: vogliamo regole certe per il nostro settore e se il problema è costituito da queste due firme è il caso di muoversi ancora una volta, andandole a chiedere, manifestando tutti uniti  per ottenere la legge e il diritto alla produzione".

A questo punto restiamo solo in attesa di una data da definire.

 

R.M.