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Visualizza articoli per tag: claudia gerini

L'HORROR ITALIANO AL FRIGHTFEST DI LONDRA

Martedì 10 Luglio 2012 09:06

Tulpa, il nuovo horror firmato da Federico Zampaglione, sarà proiettato in anteprima mondiale sabato 25 agosto in occasione della dodicesima edizione di uno degli appuntamenti cinematografici più importanti per tutti gli amanti del genere. Il nuovo film di Federico Zampaglione sarà infatti presentato il 25 agosto alle ore 21 all'Empire Cinema di Leicester Square come evento di punta del Frightfest di Londra.  Al festival (23- 27 agosto) saranno presenti alcuni tra i più grandi autori del genere, primo fra tutti il Maestro dell’Horror Dario Argento. 

 
Federico Zampaglione arriverà a Londra per l’anteprima mondiale del suo ultimo film, forte del successo di pubblico e critica del precedente Shadow, l’horror made in Italy più venduto all'estero degli ultimi 10 anni.
 
Il film, girato a Roma e ambientato nel quartiere dell’Eur, è interpretato da Claudia Gerini, Michele Placido, Ivan Franek, Michela Cescon, Crisula Stafida, Giulia Bertinelli e Nuot Arquit, già protagonista di Shadow, che qui interpreta un misterioso guru tibetano gestore dell’inquietante locale che da il nome al film. Il soggetto di TULPA, oltre che di Zampaglione, porta la firma di Dardano Sacchetti, già autore per registi come Dario Argento, Lucio Fulci, Umberto Lenzi, Stelvio Massi, Mario e Lamberto Bava. La sceneggiatura è firmata dal regista in collaborazione con Giacomo Gensini.  Le musiche sono affidate agli Alvarius, gruppo formato dal fratello di Federico, Francesco Zampaglione e da Andrea Moscianese. 
 
"E' un grande onore e una grande responsabilità al tempo stesso - dichiara il regista - Mi sembra evidente che l'horror italiano stia tornando in primo piano a livello internazionale e cercherò di rappresentare il mio Paese nel migliore dei modi".
 
Prodotto dalla IDF - Italian Dream Factory fondata e diretta da Maria Grazia Cucinotta, il film uscirà in sala distribuito dalla Iris Film di Christian Lelli, Pina Caruso e Alessandra Ibbadu.
 
Redazione
 

Ciak d'oro. Tutti i premiati

Sabato 09 Giugno 2018 00:29
I Ciak d'oro 2018, premi del magazine diretto da Piera Detassis (votati da 100 giornalisti e critici e da una giuria di lettori), si sono divisi quest'anno tra un musical innovativo e spiazzante, in salsa napoletana, e un film autoriale dal respiro internazionale: miglior Film è Chiamami col tuo nome – Luca Guadagnino, mentre il premio come Miglior Regia viene vinto da Manetti Bros. – Ammore e Malavita.
Il film di Guadagnino si è aggiudicato anche i premi per il Miglior Montaggio e il Miglior Manifesto. Ad “Ammore e Malavita” si aggiunge il premio Migliore Colonna Sonora, Miglior canzone originale, Migliore attrice non protagonista (Claudia Gerini) e Ciak d’oro Colpo Di Fulmine assegnato a Serena Rossi per la sua “straordinaria interpretazione della bella Fatima”.
 
 
Il premio per le Migliore Attrice Protagonista va Paola Cortellesi e quello Miglior Attore Protagonista a Antonio Albanese, entrambi per il film “Come il gatto in tangenziale”. Il premio Migliore Attore non protagonista va a Massimo Ghini con “A casa tutti bene”.
 
Per  Napoli Velata di Ferzan Ozpetek va il  Ciak d’oro Miglior Scenografia e Migliori Costumi. Premiato anche a Cuori Puri di Roberto De Paolis con il ‘Ciak-Alice Giovani’ e il ‘Ciak d’oro’ Migliore Opera Prima.
 
Mentre le altre ambite statuette sono andate per la categoria di: Miglior Fotografia a Luca Bigazzi – Sicilian Ghost Story,  Miglior Montaggio a Susanna Nicchiarelli – Nico,1988,  Miglior Produttore
Maria Carolina Terzi e Luciano Stella di Mad Entertainment , Paolo Del Broccodi Rai Cinema – Gatta Cenerentola.
 
I premi speciali vanno a Luciano Ligabue, il Superciak d’Oro per il film “Made in Italy” e Salvatore Esposito, Speciale Serial Movie per la serie tv Gomorra.
 
 

E' per il tuo bene

Venerdì 10 Luglio 2020 20:49

A distanza di tre anni Rolando Ravello torna dietro la macchina da presa per dirigere un’altra commedia sulla scia del suo precedente lavoro, La prima pietra, sempre a metà strada tra l’eccesso di vivacità e riflessione sull’accettazione del diverso. E’ per il tuo bene,  ora disponibile on demand su Amazon Prime, è il remake di una fortunata pellicola spagnola del 2017 intitolata Es por tu bien. Come nel film di Carlos Theròn, anche qui abbiamo a che fare con tre famiglie in piena crisi di nervi, travolte dalle scelte sentimentali delle proprie figlie, scelte a loro avviso piuttosto discutibili e spiazzanti. Annebbiati dal disappunto e dalla volontà di proteggere la vita delle ragazze, i tre padri, amici da sempre, decidono di escogitare insieme un improbabile e folle piano per allontanare le proprie figlie dai rispettivi partner. Precede l’uscita una bagarre scatenata da una locandina errata che ha mandato su tutte le furie vari movimenti femministi anche stranieri e ha fatto parlare del film su varie testate. Il manifesto riportava esclusivamente i nomi del cast maschile, rispettivamente quelli di Giallini, Salemme e Battiston, omettendo totalmente quelli invece del cast femminile, composto da Claudia Pandolfi, Isabella Ferrari e Valentina Lodovini. Una provocazione molto feroce in un momento di attivismi, che ha suscitato non poche polemiche, ognuna delle quali ferocissima nel boicottaggio di questo lavoro a tal punto che il distributore, Medusa, è intervenuto scusandosi pubblicamente per l'errore di stampa, assolutamente involontario e causato dalla fretta. Tornando invece ad un’analisi della pellicola di Ravello, la si potrebbe definire tiepidamente spiritoso, in virtù di quel respiro scanzonato che i tre protagonisti sono capaci di donargli. Ma se si mette da parte questo aspetto non resta altro che consuetudine, noiosissima e ripetitiva consuetudine. Ed è principalmente questo il tarlo che divora molte commedie italiane, quell’eccessiva attenzione rivolta al connubio tra il politicamente corretto e l’intemperanza di situazioni sopra le righe, nonché la riproposizione di quei temi masticati e rimasticati nel corso degli anni. Vediamo quindi riaffacciarsi alcuni topoi cinematografici che tanto piacciono alle storie italiane, tra cui l’incomprensione, la mancata accettazione del diverso e le onnipresenti crisi di nervi dei radical chic (con relative esplosioni litigiose e attacchi d’ira). Ma dovessimo rintracciare il peggior difetto probabilmente esso non figurerebbe nella riproposizione di storie già trattate, piuttosto in un’assenza di carattere e di imprevedibilità del lavoro. C’è troppa retorica nei personaggi, nelle loro storie e persino nei loro dialoghi ed è proprio questa ridondanza ad allontanare lo spettatore dall’empatia. Il risultato è un quadro eccessivo, mosso da un motore improbabile e poco convinto, che finisce per rendere poco salienti anche i saparietti più accattivanti. A questo punto ci si chiede se davvero il cinema italiano si stia rinnovando o se tenti solamente di ripercorrere vecchie strade, imbrigliando il tutto nella camicia di forza del politically correct.

Giada Farrace