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Bando di ricerca film sul tema della disabilita'

Martedì 09 Dicembre 2014 21:01 Pubblicato in News
Nel quadro della preparazione della nona edizione del festival Handifilm di Rabat che si svolgerà dal 26 al 29 Marzo 2015 a Rabat, l’Associazione Handifilm lancia un bando di ricerca di film per la sua sezione Competizione Ufficiale Internazionale di cortometraggi sul tema della disabilità. Il festival Handifilm di Rabat è una manifestazione cinematografica annuale a carattere artistico e socioculturale. Oltre alla promozione della settima arte, il Festival si prefigge di affrontare la tematica della disabilità attraverso l’organizzazione della proiezione di film seguiti da dibattiti e da diverse attività parallele la cui finalità è la promozione di una cultura accogliente nei confronti di tutte le diversità. Questo festival è organizzato in partenariato con la Commissione marocchina di Aiuto all’Organizzazione dei Festival, il Centro Cinematografico Marocchino e vari altri organismi. I film ammessi al concorso devono: - essere di produzione recente - avere una durata di 20 minuti al massimo - essere centrati sulla tematica della disabilità, scritti, realizzati o interpretati da persone disabili L’iscrizione degli spot è aperta fino al 31 Dicembre 2014.
Le domande devono essere inviate al seguente indirizzo mail: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
 

Ad Arte, il teatro sul grande schermo

Martedì 09 Dicembre 2014 20:44 Pubblicato in News
Domani 10 Dicembre, alle ore 18,45  presso la Domus Talenti a  Roma verrà presentato in anteprima il docufilm  di "Ad Arte CalcataTeatroCineFestival", Edizione Zero, rassegna di teatro e cinema di regia e sperimentazione indipendenti, prodotto dall'associazione culturale Dillinger, ideato e diretto da Igor Mattei e Marina Biondi.    
Il video vuole raccontare per emozioni e narrare per immagini quanto è avvenuto durante la prima edizione del festival, svoltasi nel luglio del 2014 a Calcata, particolare cittadina della Tuscia viterbese, di straordinaria bellezza e incanto, costruita nel tufo, e “salvata” dallo spopolamento e dall’abbandono grazie ad un’ondata di artisti negli anni ’70/'80, e che mantiene e vuole evidenziare il suo carattere di borgo storico e vivo di attività culturali anche oggi, soprattutto con un occhio sulle future generazioni.
E’ da questo mood che prende spunto il CalcataTeatroCineFestival, una rassegna di teatro e cinema di regia e sperimentazione indipendenti che ha lo scopo di dare visibilità a spettacoli e compagnie teatrali indipendenti e fuori dai consueti circuiti stabiliti, che portano in scena opere edite o originali di valido interesse culturale e soprattutto con l’obiettivo di promuovere una cultura per il teatro e verso le arti performative spesso sottovalutate, poco evidenziate e promosse, e soprattutto mal supportate dalle istituzioni che tagliano o negano quelle poche risorse economiche possibili al mantenimento in vita di certe realtà di grande valore culturale e soprattutto sociale per il Paese. 
La proiezione del video si terrà mercoledì 10 Dicembre alle ore 18,45 alla Domus Talenti, in via Quattro Fontane, e sarà un’occasione per capire meglio la passione e la determinazione che ci sono dietro i progetti culturali auto-finanziati e per discutere del presente e imminente “futuro” del teatro italiano.
 
 

Magic in the Moonlight

Giovedì 04 Dicembre 2014 13:38 Pubblicato in Recensioni
All’età di 79 anni l’indiscusso genio della commedia americana torna dietro la macchina da presa, ritrovando, almeno in parte, lo smalto di un tempo, dopo il pessimo To Rome with love e il discreto Blue Jasmine – quest’ultimo comunque tutto sulle spalle di una strepitosa Cate Blanchett. Il suo graduale allontanamento da Hollywood, in favore delle tanto amate location europee, lo porta questa volta nella Francia meridionale del 1928. 
Magic in the Moonlight racconta la storia del celebre illusionista Stanley (Colin Firth), in arte Wei Ling Soo, che viene ingaggiato dall’amico e collega Howard (Simon McBurney) per smascherare Sophie (Emma Stone) giovane e attraente sensitiva, sospettata di intenzioni fraudolente ai danni di una facoltosa famiglia della Costa Azzurra. 
Stanley, cinico e distaccato, concepisce la propria professione di illusionista come un’architettata messa in scena, ripudia categoricamente l’irrazionale e non nasconde da subito un certo scetticismo nei confronti dei presunti poteri di Sophie. Ma non passa molto tempo prima che l’arrogante resistenza del protagonista cominci a vacillare; esso rimane profondamente impressionato dagli occhioni e dalle capacità della ragazza, la quale rivela particolari della vita privata dell’uomo che non avrebbe mai potuto conoscere. 
Tra i due nasce una tenera intesa, poi l’amore, che porterà Stanley a mettere in discussione tutti i principi razionali sui quali aveva fondato una vita intera. “La tediosa e tragica realtà della vita” lascia spazio al mistero dell’amore e alla magia della luna. Almeno apparentemente. 
 
Nel suo 46° film da regista Allen decide di non apparire – le sue ultime prove da interprete non sono brillanti, nemmeno nell’atteso Gigolò per caso di Turturro – ma incarna in Stanley/Colin Firth una sorta di suo alter-ego britannico; entrambi sono degli illusionisti, in quanto anche il cinema è prima di tutto finzione, messa in scena. Come l’elefante in una stanza che si volatilizza improvvisamente. 
Ogni volta, quando un mio film ha successo, mi chiedo: come ho fatto a fregarli ancora?, disse una volta il regista. 
Inoltre ad accomunarli è lo stesso senso di scetticismo nei confronti dell’ultra-terreno; Allen, infatti, non ha mai nascosto il proprio ateismo. Attraverso la ragazza che mette in dubbio le salde convinzioni del protagonista, è come se anche Allen, sulla soglia degli 80 anni, volesse per un momento mettere in dubbio sé stesso. 
Ma l’amore è un’altra cosa. 
Quello esiste, anche se razionalmente ancora inspiegabile – sia per Allen che per Stanley. 
Come spesso accade nei finali dei suoi film, anche qui il protagonista trova solo una risposta parziale alle proprie domande. Come se per Allen la chiave della vita fosse proprio non smettere mai di porsi domande. Tenere alimentato il dubbio è l’unico modo per andare avanti e ce lo conferma la sua filmografia prolifica, che, nonostante gli alti e bassi dell’ultimo decennio, continua, di tanto in tanto, ad arricchirsi di commedie gradevoli come Magic in the moonlight. 
Nonostante la location il film risente poco delle atmosfere francesi, a differenza del nostalgico Midnight in Paris. 
Magic in the moonlight è piuttosto un film molto inglese, per via dello humor sottile tipicamente britannico di Colin Firth e dell’amata zia Vanessa (Eileen Atkins) che è il vero endoscheletro del film. Un ritorno brillante per il regista – la sua ultima commedia veramente lodevole era Basta che funzioni del 2009 – che nonostante la veneranda età continua con costante stacanovismo a partorire un film all’anno, come se fare cinema fosse per lui una necessità biologica ormai da molto tempo.  Presentato in Italia durante il 32° Torino film Festival Magic in the Moonlight è nelle sale dal 4 dicembre. 
 
Angelo Santini

Il Metacinema nelle opere di Lynch, Cronenberg, De Palma

Mercoledì 03 Dicembre 2014 14:01 Pubblicato in News
"Una moltitudine di specchi nei quali ci riflettiamo, di soglie varcate che ci trasportano in altre dimensioni, come quella che Alice attraversa per arrivare nel Paese delle Meraviglie: questo è il cinema!"
 
 
Questo il concetto alla base di "Il metacinema nelle opere di Lynch, Cronenberg, De Palma" firmato da Chiara Nucera e uscito nel novembre 2014 per la collana Spaghetti Horror edita da EUS, Edizioni Umanistiche Scientifiche. Il saggio si presenta come un'analisi sul cinema contemporaneo, traendo spunto da alcuni autori specifici, cavalcando il periodo che va dall'inizio degli anni '80 ai primi anni del nuovo millennio, fatta eccezione per alcune mirate digressioni, come quella su Alfred Hitchcock, considerato dall'autrice epigono di un certo tipo di approccio stilistico.
 
Stabilendo nel teatro greco e nella filosofia classica la base di partenza per le più moderne teorie analitiche, prende vita il discorso sulla duplicità del reale, presente in tre accezioni: realtà vissuta come profonda mutazione corporea, realtà che diviene prima riproduzione e poi ricostruzione, realtà che emerge dalla zona oscura dove sogno ed esistenza si confondono. Un fil rouge che lega le filmografie di questi particolari autori, toccando le teorie di Freud su perturbante e sogno e gli studi dell'allievo Rank sul doppelgänger.
Ritrovando in questo il concetto di metacinema, ovvero quella  particolare rappresentazione cinematografica che ha per oggetto essa stessa, o nella quale vengono inseriti elementi che rievocano fortemente una messa in scena fittizia dell'azione che si sta svolgendo, emerge un'evidente contrapposizione tra spazio interno ed esterno, oltre lo schermo e oltre il corpo dello spettatore. Il dualismo risulta così necessario poichè la vita e lo stesso cinema, che ne è derivazione, ne sono caratterizzati.
 
Scheda Tecnica:
 
Autore: Chiara Nucera
Casa editrice: EUS Edizioni Umanistiche Scientifiche
Anno: 2014
ISBN: 978-88-99164-01-0 
Tipologia: Saggio
Pagine: 146
Prezzo: 16,90 €