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Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico

Giovedì 12 Marzo 2015 11:39 Pubblicato in Concorsi
Scadenza Bando: 20 aprile 2015
 
Nei giorni dal 6 all'10 ottobre 2015 la Fondazione Museo Civico di Rovereto, in collaborazione con la rivista Archeologia Viva, organizza la 26ª edizione della Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico. 
La partecipazione alla Rassegna è aperta a tutte le produzioni nel settore della ricerca archeologica, storica, paletnologica, antropologica e comunque aventi come scopo la tutela e la conservazione dei beni culturali.
 
Ai fini dell'ammissione si privilegiano le recenti produzioni cinematografiche e le opere che contengono argomenti attinenti al tema 'Le grandi civiltà: le nostre origini'.
 
Tutti i film ammessi alla Rassegna concorreranno al Premio "Città di Rovereto-Archeologia Viva", rappresentato da una colonna ionica artisticamente lavorata, attribuito dal pubblico attraverso la compilazione di una scheda consegnata nel corso delle proiezioni. 
 
Nella stessa edizione viene bandito anche il XII concorso biennale 'Premio Paolo Orsi' assegnato da una giuria internazionale.
 
La scheda di partecipazione alla Rassegna viene inviata a tutte le case di produzione in archivio, a chi ne abbia fatto richiesta all'organizzazione della Rassegna, a tutti i festival europei ed extraeuropei, e inoltre sarà scaricabile on-line dal sito del Museo Civico.
 
Il termine per l'invio delle schede di adesione è stato fissato al 20 aprile 2015.
 
 

Automata

Mercoledì 11 Marzo 2015 11:22 Pubblicato in Recensioni
La realtà di Blade Runner era una caccia alle streghe, ai replicanti difettosi, controllati dall'istinto di provare emozioni pericolose e fin troppo umane. I padri della fantascienza di genere come Philip K. Dick, hanno generato involontariamente capolavori indiscussi e disastri dimenticabili, al cinema abbiamo visto fin troppe volte la stessa minestra, robot che si ribellano al genere umano, salomonici conflitti irrisolti di  registi che puntano a sorprendere con l'effetto speciale più che cercare di dare un punto di vista differente.
Asimov scrisse agli inizi degli anni quaranta le tre leggi della robotica. Nella realtà di Automata immaginata dal regista spagnolo Gabe Ibanez, al suo secondo esordio cinematografico, ci sono solo due regole che permettono la convivenza dei robot con gli esseri umani : le intelligenze artificiali non possono nuocere a nessuna forma di vita e non possono modificarsi o modificare i propri "simili". In una città fatiscente, post apocalittica Jacq Vaucan (un post atomico Antonio Banderas), assicuratore per la ditta ROC che produce gli automi,  è il classico  "giusto in un mondo di ingiusti" ma il disordine  persevera  e gli umani scaricano le proprie colpe  sui  robot di casa, indifesi capri espiatori di frustrazioni e silenziosi spettatori di crimini di ogni tipo. Davanti a un incredulo poliziotto, un rottame senza padrone in un sudicio capanno dei bassifondi, senza una apparente spiegazione, comincia a ripararsi da solo contravvenendo alla legge e agendo di propria coscienza come non sarebbe  possibile. Da questa insurrezione si scatena il caso che genera il caos e una ossessiva ricerca della verità da parte del protagonista che è, come spesso accade, diviso tra il dovere e la famiglia. Questo film sembra attingere da storie già scritte, tematiche già affrontate, scenari già visti, cliché superati, ma sorprende: pulito, semplice, logico, genera riflessioni interessanti, passando dal "già visto" al "classico" in pochi passaggi. In un deserto di novità, sotto il sole cocente di un panorama fantascientifico sterile, vedere un Banderas arrugginito che arranca nel deserto con quattro automi in cerca di risposte smuove domande sul cosa significa essere vivi e funziona. Bellissima la robot prostituta Cleo (Fritz Lang l'avrebbe forse accolta in Metropolis)  giocattolo erotico modificato per soddisfare il bisogno di violenza del bipede uomo, Eva, madre, femmina e strumento di vita per una società senza futuro. Quando ci ritroviamo davanti un'opera  come Automata il pericolo di trovarci a combattere con la noia è quasi una certezza ma questa sfiducia  ci permette di apprezzare una pellicola ben riuscita senza pretese con effetti visivi efficaci, dimostrazione che anche con un basso budget si può plasmare uno scenario credibile dove i robot piangono lacrime di metallo e gli uomini sperano di dimenticarsi cos'è la violenza.
 
Francesca Tulli
 

The Search

Martedì 03 Marzo 2015 11:48 Pubblicato in Recensioni
Dopo il sorprendente omaggio al cinema muto con The Artist, che gli procurò l’Oscar come miglior regia nel 2012, il regista francese Michel Hazanavicius riparte da zero con un film umanitario in quattro lingue, sullo sfondo della seconda guerra cecena.
Ispirato a The Search di Fred Zinnermann (Odissea tragica, 1948), Hazanavicius se ne discosta quasi subito, ampliando la dimensione del suo film attraverso molteplici punti di vista.   
Hadji, un bambino di 9 anni, fugge dal suo villaggio dopo la brutale esecuzione dei genitori ad opera dell’esercito russo. Fra le macerie di un paese distrutto incontra Carol, capo delegazione dell’Unione Europea, con la quale stabilisce un profondo legame, pur parlando una lingua diverse. Nel frattempo Raissa, la sorella maggiore, lo cerca disperatamente fra la folla di civili messi in fuga. 
Infine c’è Kolia, ventenne russo, che, a causa di piccoli problemi con la legge, viene costretto ad arruolarsi nell’esercito, dove conosce la quotidiana brutalità della guerra. 
Nell’esercito russo i militari non hanno un vero addestramento, che non consista nel contagioso sadismo dei propri superiori. L’ambiente rappresentato da Hazanavicius è una sorta di “animal factory”, dove a sopravvivere è il più brutale. Un ingranaggio che può stritolare la gente e trasformala in assassini, tra Full Metal Jacket e Primo Levi. 
Abolita ogni reticenza, Kolia è obbligato a rovesciare ogni valore civile e morale, prendendoci rapidamente gusto. 
 
Il percorso del bambino è l’esatto opposto di quello del soldato. Hadji passa dalla morte di un mondo in rovina alla vita sociale, mentre Kolia dalla vita sociale alla morte, guadagnandosi però il rispetto dei propri superiori.  
Quello che se ne ricava è il totale fallimento di ogni forma di istituzione: da un esercito russo efferato ma totalmente allo sbando, a un’Europa profondamente distratta e priva di effettivi contatti con la realtà. 
Nel rapporto fra Hadji e Carol la questione che si pone è proprio  quella del ruolo degli occidentali e della complessità nell’accettare il dolore altrui. 
“Quale deve essere il nostro atteggiamento, la nostra empatia?” si chiede il regista. 
L’incontro con il bambino spinge la donna a rifondare la sua militanza dal basso. Forse è più importante occuparsi di Hadji che salvare tutta la Cecenia nel nome di un Parlamento Europeo che non vede (o non vuole vedere) più in là del suo naso. 
 
Il film funziona piuttosto bene, almeno fino a quando il dramma nazionale - costellato di reminiscenze, più o meno consapevoli, del genocidio degli Ebrei - lascia troppo spazio al dramma familiare del triangolo Hadji- Carol- Raissa e le istanze umanitarie del regista diventano un po’ ingombranti. Nella prima parte invece sono quasi sempre le immagini a parlare e quelle ambientazioni che rappresentano, di volta in volta, una perfetta allegoria dello stato d’animo dei personaggi; come quando Hadji, affamato e spaventato, si trova a vagare senza meta precisa nella desolazione della città distrutta insieme ai cani randagi che fiutano fra le macerie cercando qualcosa da mangiare. 
Un film importante, che riporta alla luce le stragi di un conflitto rimosso rapidamente dalla memoria collettiva (sempre che ne abbia mai fatto parte).
 
Angelo Santini
 

Premio Solinas Experimenta

Venerdì 20 Febbraio 2015 22:05 Pubblicato in News
Sono nove i progetti ammessi alla short list del Premio Solinas Experimenta seconda edizione del Concorso per progetti di film lungometraggio digitale low budget per il cinema e le piattaforme multimediali, da realizzarsi con un budget massimo di 300.000 euro a Progetto. 
 
 
 
La Giuria composta da: Isabella Aguilar, Anne Riitta Ciccone, Max Giovagnoli, Annamaria Granatello, Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni (MASBEDO), Stefano Sardo, Lorenzo Sportiello, Lorenzo Vignolo, al termine della prima fase della selezione, effettuata su 60 progetti presentati in forma anonima da sceneneggiatori e registi under 35, ha selezionato  nove  progetti. L’apertura delle buste ha svelato i nomi degli autori della short list: BEING POPULAR (ELLEN PAGE HA FATTO COMING OUT), soggetto di CHIARA EMANUELA RAP e GIADA SIGNORIN, regia di CHIARA EMANUELA RAP; I BAMBINI RIMASTI (ALLA FINE LEI MORIVA), soggetto di MATTEO VISCONTI e GIACOMO BISANTI, regia di FRANCESCA MARINO; NON SONO MICA IL LIBANESE (IL PIU’ GRANDE SOGNO MAI SOGNATO), soggetto di MICHELE VANNUCCI e ANITA OTTO, regia di  MICHELE VANNUCCI ; SHELTER ( LOCKDOWN ), soggetto di MATTIA TEMPONI e GABRIELE GALLO, regia di MATTIA TEMPONI ; TERESA E LUISA (TERESA,LUISA E LA #NOTTEROSA) soggetto di DAVIDE GIAMPICCOLO, regia di GIANLUCA ZONTA; VICTORIA ( KRAKEN 3.0), soggetto e regia di FRANCESCO PAPPALARDO; LA PORTA (I FALCHI), soggetto di LORENZO LODOVICHI e JEAN ELIA,  regia di  LORENZO LODOVICHI; BLU ((B)LU), soggetto di TOMMASO RENZONI e FRANCESCA MARINO, regia di FRANCESCA MARINO; LA STELLA DEL MATTINO (MORNING STAR),  soggetto e regia di GIGI ROCCATI 
Gli autori della short list, che entro il 5 marzo consegneranno la prima stesura della sceneggiatura, incontreranno la Giuria e potranno concorrere  all’assegnazione di due borse di sviluppo di 12.000 euro ciascuna. 
 
Maggiori informazioni consultando www.premiosolinas.it