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Visualizza articoli per tag: iron man

Big Hero 6

Venerdì 19 Dicembre 2014 13:46
"Noi siamo nerd che vanno ad una scuola per nerd" così si definisce il team di protagonisti del film d'animazione 3D "Big Hero 6" e questa premessa non potrebbe essere più buona. La Disney omaggia, un omonimo fumetto poco conosciuto della Marvel del 1998 con una rivisitazione strabiliante della vicenda. Hiro (da Hero=Eroe e Hiro=Nome comune giapponese) è un ragazzino di quattordici anni, a cui piace giocare sporco nei combattimenti clandestini tra robot, nella sfavillante San Fransokyo, commistione perfetta tra le due metropoli che ne compongono il nome- Tadashi suo fratello maggiore, è un genio della progettazione, dedito al bene comune e alla creazione di Baymax un operatore sanitario personale robot, rivestito da  una soffice pancia gonfiabile. Progettato per essere "rassicurante e coccoloso" Baymax è tondo, tenero, goffo, lento nei movimenti (almeno senza preparazione "atletica") è un capolavoro di gentilezza artificiale ed è l'amico che tutti i bambini vorrebbero, senza nulla togliere agli altri sei eroi in carne ed ossa che strizzano l'occhio a grandi dell'animazione giapponese (come Osamu Tezuka, Matsumoto e Toriyama) e classici della fantascienza americana come Tron e Iron Man (ma il più speciale resta Fred il capellone del gruppo e la scelta del suo costume da Kaiju anni 50). Questi riferimenti di genere, potrebbero essere troppo specifici per chi non è della materia ma il film è davvero "per tutti". La trama è classica ma ben strutturata, c'è un nemico comune che indossa la maschera del teatro Kabuki, apparentemente facile da "smascherare", e un gruppo di eroi "per caso" ma la vera forza del film sono gli equilibri tra le emozioni che suscita in un pubblico non troppo giovane o adulto c'è il dramma, la tenerezza, la rivincita del più (apparentemente) debole, fa sentire il calore della  forza di un abbraccio quando tutto sembra perduto, commuove, fa riflettere, e al momento giusto ridere. Il team di registi Don Hall e Chris Williams, con il supporto degli animatori di  Ralph Spacca Tutto e Frozen, riescono a superare i due precedenti lavori di successo, creando una storia più complessa e matura, se le principesse di Arendelle Elsa e Anna, incarnavano l'archetipo dell'amore tra sorelle, questo approfondisce quello tra fratelli, senza  però sprecare nessuna occasione per esigenze di copione, di Ralph ne conserva il valore citazionistico (il film è The Avengers incrociato con Totoro e mille altre cose) e a questo proposito, non lasciate per nessun motivo al mondo la sala fino alla fine dei titoli di coda.
 
Francesca Tulli
 

Avengers: Endgame

Giovedì 25 Aprile 2019 15:15
 
Ci furono i Vendicatori, gli eroi più forti della terra che “un giorno come nessun altro… si unirono contro una minaccia comune. Per combattere quelle battaglie che nessun supereroe, da solo, avrebbe mai potuto affrontare”. Poi venne Thanos. Avengers: Endgame segna la fine di un’era, diretto seguito di Avengers: Infinity War (2018) firmato anch’esso dai fratelli Anthony e Joe Russo, mette fine ad un arco narrativo che copre più di dieci anni di film prodotti dalla “Casa delle Idee” Marvel. Thanos (Josh Brolin) ottenute tutte le sei Gemme dell’Infinito (oggetti dalle proprietà magiche capaci di sovvertire l’ordine cosmico) ha letteralmente schioccato le dita e polverizzato metà della popolazione dell’universo. La sua patetica crociata, era un folle piano per evitare che in futuro la sovrappopolazione portasse i pianeti alla rovina, sorte toccata alla sua patria Titans. In piedi sono rimasti ben pochi, tra loro la prima formazione (riferendoci solo ai film) degli Avengers : Captain America (Chris Evans) il super soldato dal cuore tenero, sopravvissuto dentro un blocco di ghiaccio alla seconda guerra mondiale, ora deluso dalla sua patria, Tony Stark (Robert Downey Jr.) il “genio, playboy, filantropo” dentro l’armatura di Iron-Man, corroso dai rimorsi e dai sensi di colpa, Bruce Banner (Mark Ruffalo) e il suo incontrollabile “Mr. Hyde”, l’incredibile Hulk, Thor (Chris Hemsworth) il dio del tuono norreno, la Vedova Nera (Scarlett Johansson) ex letale assassina del KGB e Occhio di Falco (Jeremy Runner) l’arciere, l’unico a non comparire nel film precedente. Proprio apprendendo la sua storia, si apre questo nuovo capitolo. Ci troviamo davanti ad uno scenario apocalittico. La tristezza è il prezzo da pagare per essere sopravvissuti al genocidio, non c’è consolazione nella vendetta contro il responsabile, “andare avanti” come vorrebbe il Capitano, sembra impossibile perfino per lui, fino a quando Ant-Man (Paul Rudd) bussa alla porta dei nostri eroi e mette a disposizione la sua esperienza personale a beneficio di tutti: aver viaggiato nel tempo dentro il “regno quantico” rende possibile l’idea di poter tornare indietro e fermare Thanos, una missione potenzialmente suicida, generatrice di una serie di irreparabili paradossi temporali, dalle regole sconosciute; con i suoi 182 minuti di durata, Endgame è una montagna russa di emozioni, una prima parte piacevolmente lenta, introduce una seconda epica e citazionista. Tuttavia non è privo di difetti il più grave: uno dei personaggi principali è stato ridicolizzato, per stemperare il tono greve del resto della pellicola, decostruendo un percorso di maturazione durato sei film. Ogni riflessione sembra superflua ma Stan Lee, che insieme a Jack Kirby fu responsabile della creazione del gruppo di eroi, per la prima volta “uniti” nel 1963, amava dire che : “l’aldilà, nell’universo Marvel, ha le porte girevoli” eppure l’empatia con questi personaggi, per gli appassionati è così forte, che ogni qualvolta bisogna dire addio, anche per un breve periodo, ad un eroe che ha portato a compimento il suo viaggio, la perdita sembra “reale” per questo non smetteremo mai seguire queste "grandi storie".  Endgame non rappresenta solo una fine, apre (forse distrattamente) moltissime porte, milioni di possibilità , realtà senza regole, dove tutto sembra possibile…perché lo è.
 
Francesca Tulli