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Visualizza articoli per tag: gomorra

L'immortale

Giovedì 05 Dicembre 2019 21:29
L’attesa è finita, e Limmortale è appena uscito nelle sale italiane. Il film diretto da Marco D’Amore oltre a rappresentare un evento per tutti gli appassionati della serie, è anche un esperimento di fusione tra serialità e grande schermo.
La narrazione procede alternando il presente di Ciro a Riga, sopravvissuto ancora una volta alla morte, e il suo passato da bambino, i suoi primi passi nella malavita.
Se da un lato il film mantiene sempre alta la qualità della fotografia e alcuni stilemi cari all’universo autoriale di Gomorra (magistralmente dipinto nelle prime due stagioni dallo sguardo nitido e tagliente di Sollima), dall’altro sembra discostarsi da quella sincera congruenza che ha da sempre dominato le vicende raccontate nella serie.
A convincere poco è forse l’aspetto dispersivo della prima parte del film, che stenta a decollare, vittima forse  di un registro troppo convulso e poco decifrabile . Tra l’altro i Pochi cenni al passato dei nuovi personaggi che scorrono sullo schermo finiscono per sbiadire i contorni già labili accennati all’inizio del racconto. Una debolezza questa, che porta inevitabilmente lo spettatore su un piano di netta distanza dall’abituale tono connaturato tipico della serie.
E se nella serie si predilige un stile interpretativo misurato, freddo e impudente, qui si ha quasi l’impressione che D’Amore abbia imboccato una strada vicina al manierismo, al melodrammatico.
Il dualismo geografico-temporale tra Riga-presente e Napoli-passato, si presenta sin da subito quale motivo disgregativo a livello di trama, facendo perdere tono al racconto d’infanzia di Ciro, probabilmente tra gli aspetti più interessanti e riusciti del film (emblematica è la performance di Ciro bambino interpretato dal piccolo Giuseppe Aiello).
Giunti alle battute finali, Marco D’Amore realizza un film che ha teoricamente le carte in regola per saziare la bulimica fame degli spettatori, regalando quello che tutti in fondo desideravano vedere.
Ciò nonostante, se ci si aspetta un lavoro capace di toccare nel profondo e sorprendere, purtroppo le aspettative verranno amaramente tradite lasciando spazio soltanto ad un’interessante operazione di intrattenimento.
 
Giada Farrace