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Apes Revolution: il Pianeta delle Scimmie

Martedì 29 Luglio 2014 21:05

Secondo capitolo della trilogia reboot iniziata nel 2011 con L'alba del Pianeta delle Scimmie di Rupert Wyatt, Apes Revolution strizza l'occhio al classico del 1968, ma non raggiunge né tantomeno sfiora la sua grandezza. La razza umana è stata messa sotto scacco da un virus creato in laboratorio, ciò che ne resta è una colonia fondata da un gruppo di coraggiosi, guidati da Dreyfus (Gary Oldman), che si cibano con provviste, si dissetano dell'acqua di un pozzo e  vivono nella speranza di trovare altri esseri umani uniti dal loro stesso destino. Le scimmie invece, crescono prosperando sotto la guida di Cesare, un saggio capo branco, che conserva ancora il ricordo dell'amore ricevuto da "un uomo buono" (nel film precedente) e insegna ai suoi compagni a non coltivare odio e rancore verso i cugini bipedi. La prospettiva di una guerra però diventa inevitabile quando il solito "errore umano" fa germogliare la tensione tra le due fazioni. Il parallelismo tra i due "mondi" è continuo e costante, entrambi lottano per la sopravvivenza della propria specie. Nella colonia, c'è bisogno di energia elettrica ma la centrale idroelettrica abbandonata dalla quale può scaturire una speranza è nel territorio delle scimmie, sembra dunque che non ci sia alternativa a dover impugnare le armi. Malcom (Jason Clarke) padre di famiglia lungimirante, crede però in un altra strada, egli vede in Cesare un possibile collaboratore e parte per una disperata ambasciata di pace. La trama e gli espedienti narrativi non brillano di originalità, gli scenari apocalittici, sono gli stessi utilizzati per una qualsiasi apocalisse zombie o invasione aliena, ma bisogna apprezzare lo studio fatto sul linguaggio del corpo: le scimmie comunicano tra loro con gesti e versi, questi tratti conferiscono loro sentimenti e credibilità. Dietro la maschera digitale di Cesare ci sono gli occhi di Andy Serkis, maestro della Motion Capture (famoso anche per aver interpretato Gollum nella saga del Il signore degli anelli), che trasmettono tutto il carisma del personaggio. Impossibile non commuoversi davanti alla sua determinazione nel preservare "Casa, famiglia e futuro" anche se non detto nella nostra lingua (per noi comuni mortali i dialoghi dei primati sono stati tradotti con dei sottotitoli). Nel complesso comunque il film è godibile (anche in 3D) è una metafora su come l'odio possa annidarsi come un virus letale in ogni forma di vita pensante, ma che resiste davanti alla volontà di provare ad avere "fiducia" nel prossimo e nelle future generazioni. Un'ultima curiosità, il film è stato mostrato a due vere scimmie del Myrtle Beach Safari che sembrano aver gradito, riconoscendosi evidentemente nei loro alter ego. A dimostrazione di quanto studio ci sia dietro a questa emulazione grafica, ci si augura che le due spettatrici ora non stiano tramando per spodestarci dal pianeta terra.

Francesca Tulli