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Visualizza articoli per tag: fellini
Sabato 22 agosto alle 19, presso il Nuovo Cinema Aquila, La RTI Cinema Mundi Cooperativa Onlus e l’Associazione Culturale Prometeo Lab presentano PROGETTO “BINARIO 5 – FELLINI, GERMI e PASOLINI tra clown, ferrovieri e ragazzi di vita” 
Il Progetto “Binario 5 – Fellini, Germi e Pasolini tra clown, ferrovieri e ragazzi di vita (cinema, teatro, musica e performance)” avrà anche la funzione – durante l’estate 2020 – di rilanciare la sala cinematografica come luogo deputato per la visione dell’opera filmica.
L’Estate Romana 2020 rappresenterà quindi l’opportunità per riportare “lo schermo in sala” non solo con le proiezioni ma anche attraverso performance artistiche, nuove tecnologie Vfx, installazioni e concerti, che permetteranno di ricreare l’attenzione diretta e indiretta nei confronti di alcuni tra i più grandi registi italiani.
 
 
Il Progetto si concentra su artisti che sfidano lo spettacolo tout court, e re-interpretano immagini, scenari e situazioni.
Prevede ogni anno lo sviluppo di un vero e proprio storytelling che, partendo dall’opera di grandi registi cinematografici, ci accompagna per circa trenta giorni attraverso installazioni, concerti, formazione, performance, spettacoli teatrali, incontri con critici cinematografici, in un racconto creato ex- novo che ricomprende la funzione di stimolare domande e confronti diversi.
Binario 5 inizierà dalle celebrazioni del centenario di Fellini, passando quindi per Germi (2021) per terminare poi il 2022, anno durante il quale verrà ricordato Pasolini a 100 anni dalla sua nascita.
La prima annualità vede protagonista Fellini e il Circo, il sogno, i satiri e i demoni, e soprattutto il concetto di morale e amorale. Lo schema della proposta non si ferma alla nuda celebrazione del grande regista ma permetterà un confronto-scontro con altri autori che si sono affacciati nel mondo del cinema (e non solo) con visioni a lui vicine, lontane, ma comunque sempre presenti.
La conferenza stampa sarà anche l’occasione per presentare l’installazione di Alessio Ancillai “Vita tua e vita mea” che rappresenta il vero e proprio ‘ingresso’ a tutte le proiezioni/attività performative che accompagneranno la cittadinanza dal 29 agosto al 19 settembre.
Parteciperanno al progetto artisti di fama nazionale e internazionale quali: Domenico Calopresti, Patrizio Fariselli (ex Area), Amir Issaa, Alessio Ancillai, Marcello Fraioli, Luca Immesi, Riccardo Ceccarini, Giulio Mezza, Eleonora Siro, Gaia Siria Meloni, Massimo D’Orzi. Il Prof Maurizio De Benedictis, Docente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza e il giornalista cinematografico Domenico Vitucci presenteranno la maggior parte dei film che saranno proiettati. Le pellicole saranno per lo più proposte in versione originale con sottotitoli in italiano.
Il progetto è vincitore dell’Avviso Pubblico ESTATE ROMANA 2020-2021-2022 e fa parte di ROMARAMA 2020, il palinsesto culturale promosso da Roma Capitale
L’ingresso a tutte le attività di “Binario 5 – Fellini, Germi e Pasolini tra clown, ferrovieri e ragazzi di vita (cinema, teatro, musica, performance)” sarà a titolo completamente gratuito e accessibili a tutte le persone diversamente abili.
Ingresso contingentato in osservanza delle regole anti Covid 19.
 

Rifkin's Festival

Giovedì 06 Maggio 2021 21:11
Al suo 48esimo lungometraggio Woody Allen rende omaggio al cinema e al suo potere salvifico. A quel cinema ostaggio di un tempo passato, in cui cineasti come Bergman, Fellini, Truffaut, rendevano fruibili ai più il senso profondo della vita attraverso la settima arte. 
E’ un ipocondriaco nostalgico il protagonista di Rifkins Festival: Mort Rifkins (Wallace Shawn) ex insegnante di cinema all’università e aspirante scrittore intrappolato da anni in un blocco creativo che cammina di pari passo con il suo barcollante matrimonio. Mort è sposato con Sue (Gina Gershon), press agent del giovane e affascinante regista Philippe Germain (Luis Garrel), nuova icona di una nouvelle vague del nuovo millennio e idolatrato da critica e pubblico per la sua ultima acclamata opera, presentata al San Sebastian film festival, scenario in cui si svolge la vicenda.
L’ultimo lavoro del regista newyorkese è condito da un coacervo di citazioni cinematografiche riviste nella sarcastica chiave alleniana, con una ironia mai compiacente e il coraggio dissacratore che omaggia bonariamente ma al contempo significativamente, senza mai scimmiottare. 
Ritroviamo in questo film le tracce, ultimamente sbiadite, di un Woody Allen della prima ora, immerso egli stesso nella figura del protagonista, che domina a fatica le sue paure e le sue insicurezze, cedendo a vorticose e ossessionanti ipocondrie prive di fondamento. 
Il giovane regista, suo contraltare artistico e rivale in amore,  rappresenta tutto ciò che Mort ha sempre criticato e disprezzato: un cinema oleografico che poco ha a che fare con il vero senso della vita. Un cinema corrivo che strizza l’occhio alla critica, riecheggiando la vitalità degli autori del passato e vendendosi come strumento di risoluzioni politiche, che in una ironica iperbole arrivano addirittura a descrivere il film come arma di pace nella questione bellica palestino-israeliana.
E mentre Mort si barcamena tra un tentativo e l’altro di arrivare a una conclusione e una consapevolezza definitiva sul suo matrimonio e l’eventuale adulterio della moglie, conosce inaspettatamente una giovane e bella cardiologa: Jo Rojas (Elena Anaya). 
Il continuo e stimolante confronto con la giovane dottoressa fa risorgere emotivamente il protagonista, inizialmente disegnato come un eterno perdente, un predicatore snob senza particolare talento, bravo a imbonire le persone che lo conoscono perché considerato un intellettuale, grazie alle capacità critiche di chi nutre un nostalgico rimpianto per l’arte del passato, esotica ed esistenzialista, così inarrivabile che lui stesso non riesce ad esserne degno. Il suo fallimento sta nell’impossibilità di portare a termine la stesura del romanzo della vita e nell’essersi ritrovato costretto quindi a insegnare cinema all’università. Se questa sua condizione, all’inizio, è considerata un ripiego, quando la storia prosegue, Mort si rende conto che forse quello che considerava una scelta di serie B, era diventato il segno del suo passaggio nel mondo. Abitato da crisi esistenziali e da paranoie psicologiche, il protagonista della storia riesce ad alleggerire la sua condizione grazie all’incontro con la dottoressa sfortunata in amore e appassionata di cinema. 
Wody Allen torna alle origini e trova nuova linfa vitale da tematiche a lui care che rimangono i topoi preferenziali e più riusciti del suo cinema. Sono quelli più intimi, più autentici. Quelli che hanno a che fare con le ansie esistenziali, con le crisi psicologiche. Quelli che sembrano portare lo spettatore verso un baratro esistenziale, mettendolo avanti a verità incontrollabili ma che, inaspettatamente, lo sorreggono con una battuta laconica e impenitente.
Quelli che portano Mort a giocare a scacchi con la morte (Christoph Waltz) che finisce per dargli consigli pratici su come allungare la vita. 
Perché se dalla morte non si può fuggire, che sia allora per lei più difficile raggiungerti. 
 
Valeria Volpini