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FAUST

Giovedì 03 Novembre 2011 22:37

Proverò a raccontare se non tutte almeno una parte delle sensazioni e impressioni ricevute ieri sera durante la visione del nuovo film del regista russo che appena un mese fa si è aggiudicato il Leone d’oro a Venezia come miglior film. Ho esordito dicendo “proverò” perché gli argomenti e le sollecitazioni che riempiono quest’opera sono molteplici e tutte da considerare.

Il “Faust” chiude la tetralogia sugli uomini e il Potere anche se quest’ultima è ispirata a un personaggio letterario mentre i precedenti tre film erano su personaggi storici realmente esistiti e di rilevanza politica assoluta per il XX secolo: prima “Moloch” (1999) sulla figura privata di Hitler in compagnia di Eva Braun quindi “Taurus” (2001) sugli ultimi giorni di vita di Lenin e infine “Il Sole” (2005) sui giorni della resa giapponese vissuti dall’imperatore Hiroito. Quindi la chiusura con “Faust” naturalmente ispirato al dottore protagonista della tragedia di Goethe. Nella tragedia alla quale Goethe lavorò per tutta la sua vita, il dottor Faust viene avvicinato da Mefistofele che gli promette di fargli vivere un attimo di piacere tale da fargli desiderare che quell'attimo non trascorra mai. In cambio avrebbe avuto la sua anima. Faust da scienziato assetato di sapere e sicuro di se come solo i luminari lo sono, accetta. Il diavolo gli fa conoscere la giovane Margarete la quale si innamora di Faust, inconsapevole del fatto che la carica di Faust è dettata soltanto dal dominio della materia e dalla ricerca del piacere. La sorte di Margarete sarà tragica.

Il regista Sokurov non si discosta molto dal sentiero goethiano ma naturalmente interviene con il suo sguardo, il suo stile inconfondibile, la fotografia così livida e grigia (bravissimo Bruno Delbonnel) che già aveva segnato i precedenti film e che qui trova magicamente la migliore rappresentazione: prima fra grotte cupe, luride che all’occasione da bettole e cucine si trasformano in luoghi per visite mediche e operazioni di vivisezione anatomica, in un borgo tedesco che tanto ricorda quelli narrati da Werner Herzog in Woyzeck o Kaspar Hauser, ma poi in viaggio fra torrenti, boschi e rocce lavate da acque gelide e va detto che la scelta delle locations sia tedesche che islandesi è stata particolarmente curata con degli scenari suggestivi incredibilmente affascinanti e selvaggi.

Il film inizia dove finisce il precedente “Il Sole” vale a dire fra le nuvole dove forse un Dio c’è ed è quello della originaria scommessa con Mefistofele... e poi giù a picco a conoscere l’uomo Faust le sue idee sulla ricerca dell’anima in una scena mostruosamente cruda e violenta. Se Faust non viene visto da Sokurov come l’uomo più affascinante e crudele del mondo (ma in effetti lo è) Satana è realmente brutto come il diavolo mostrato nudo e deriso dalle donne nella splendida scena delle fontane, nella quale vediamo (e Faust vede per la prima volta) Margarete, la fanciulla incredibilmente bella e soave come gli angeli in un dipinto del Cinquecento. La mdp segue i personaggi e come in Arca Russa li avvolge, con un sottofondo appena percettibile di una potente musica sinfonica, doveroso anche qui citare l’autore Andrey Sigle, e soprattutto i personaggi del “Faust” di Sokurov parlano, declamano, dicono moltissimo, la storia non ha misteri è un fiume di dialoghi nella migliore tradizione della cultura russa. Lo script di Sokurov è una sceneggiatura esemplare, ricchissima, completa per forma e contenuti che associata al girato genera il capolavoro.

Faust, sebbene frutto di fantasia, è personaggio quanto mai legato al potere, alla bramosia di successo, di immortalità. Quindi molto aderente ai tempi che viviamo e che, se vogliamo, racchiude da solo i tre leader all’inizio nominati soggetto per la tetralogia di Sokurov. e molti altri ancora che ancora siedono sulle poltrone del potere. Basti pensare a un Putin vista la nazionalità del regista, o anche a un Berlusconi o un Sarkozy qualunque. E ci metterei anche il più grande “Belzebù” ancora vivente, il nostro senatore Giulio il Divo.

 

Marco Castrichella