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Fukushame

Giovedì 24 Gennaio 2013 15:07

Una docufiction molto originale che parte da una tragedia realmente accaduta, il disastro nucleare di Fukushima, il 23 marzo 2011. Un preludio alla profezia dei Maya che potrebbe garantire un'ottima storia fantascientifica, di quei filmoni alla Emmerich dai contorni apocalittici, invece, purtroppo, è tutto vero. Dati scientifici alla mano, Alessandro Tesei, giovane fotoreporter marchigiano ci racconta passo passo cosa accadde prima e soprattutto dopo l'immane tragedia. Un titolo inglese per un documentario italiano, tra i primi, a descrivere la situazione all'interno della "No Go Zone", area fantasma creata dal governo giapponese ed evacuata immediatamente dopo l'accaduto.

Tesei, caro ai temi della salvaguardia dell'ambiente, inizia questo percorso avventuristico per descrivere, servendosi di uno stile molto vicino alla fiction, cosa accadde "the day after". Il documentario non è rappresentato in questo caso in maniera scevra da qualsiasi fronzolo stilistico, secondo il filone che da Savona a Sannino appartiene al trend registico del momento, quanto piuttosto diventa un particolare racconto del dramma vissuto intensamente attraverso le molte interviste ai protagonisti. Vari inserti entrano a pieno ritmo nella narrazione: grafici e scritte sovraimpresse a rimarcare l'eccesso di pathos, cartine geografiche con le "zone calde", quelle più contaminate, a sottolineare il qui e ora di una realtà geograficamente definita, non così distante, un luogo concreto, specifico, con chiari confini territoriali. La splendida fotografia di Pierpaolo Mittica impreziosisce il lavoro che vuole essere un atto d'amore verso il Giappone con una profonda nota di biasimo per un Governo che ha preferito tacere e spesso mentire, al costo di un pesantissimo inquinamento ambientale, numerosissime vite umane e ingenti danni all'ecosistema. Fukushima è quasi del tutto desolata, nonostante i pochi che hanno deciso o non hanno potuto far a meno di rimanervi, il pericolo è aereo, frammisto alle molecole di ossigeno che si respirano, sulla terra che si calpesta, nell'acqua che dovrebbe essere fonte di vita ma in questo tristissimo caso solo tramite di leucemia. Vengono esposti in maniera chiara e perentoria gli altissimi rischi di una vita condotta nelle zone che Greenpace ha segnalato come hotspot. Onnipresente è il contrasto tra la bellezza di un'area immersa nel verde e il pericolo invisibile ma costante della radiazione nucleare, in uno scenario che per desolazione diviene apocalittico, raccontato attraverso un ansiogeno tour cadenzato dal suono del contatore geiger, "unica voce della verità in un mare di menzogne".

Nelle sale dal 23 gennaio come una sorta di esperimento di distribuzione in progress con lo scopo di sensibilizzare lo spettatore perchè se ne parli sempre di più.

Chiara Nucera