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Visualizza articoli per tag: alessandro piva

Situazione

Martedì 20 Maggio 2014 11:08

Il grigiore della vita quotidiana spinge un gruppo di ragazzi della provincia pugliese a organizzare rave legali della durata di un intero weekend, nelle località rurali salentine. Siamo agli inizi del 2000 e queste feste, le FarFly (note anche come Feste delle Farfalle), diventano, di anno in anno, un vero e proprio evento di massa. Il regista Alessandro Piva, autore di spicco dell'underground pugliese con i cult LaCapaGira e Mio Cognato, dopo il noir romano Henry, torna nella sua regione natia, alla quale si rivela indissolubilmente legato, e racconta il percorso evolutivo di questo gruppo di amici nell'arco di dieci anni. Nella prima parte del film, ambientata nel 2002, Piva mostra come i protagonisti vogliano superare il concetto tradizionale e conformista di discoteca e la conseguente commercializzazione del divertimento, in favore di un'esperienza più genuina. Dieci anni dopo, nonostante i figli e qualche capello bianco, l'amore per la musica elettronica e quel desiderio di aggregazione sono rimasti invariati, tanto da trasformare le FarFly in un appuntamento fisso dell’estate pugliese, per giovani provenienti da tutta Italia.

Dopo Vive le Rock, il filo conduttore del terzo film presentato al Road to Ruins Festival torna ad essere il “corpo”, inteso come mezzo di espressione fondamentale. Quei corpi estraniati in balli frenetici e spesso sgraziati, di cui sono pregne le inquadrature di Situazione, sembrano essere l'unico mezzo dei protagonisti per evadere da una quotidianità logorante. 
Piva tenta l’indagine antropologica avvalendosi di un’estetica consapevolmente bruta, amatoriale, a tratti fastidiosa, degna forse del tipico reportage televisivo sulla movida estiva, ma coerente con la materia rappresentata. 
I frammenti più interessanti del film sono senza dubbio quelli in cui viene a galla il legame fra la cultura popolare tradizionale e i cosiddetti “danzatori della notte”, in un singolare confronto fra sacro e profano; i pregiudizi dei benpensanti, il rapporto con i contadini di Torre Regina, dove hanno luogo le feste, e il parallelismo con la via crucis, in termini di fenomeni di aggregazione collettiva. Il carattere rituale delle FarFly le rende, in effetti, un corrispettivo pagano delle vecchie feste patronali, quelle dei nostri nonni, caratterizzate da pizziche e mazzurke varie. 
Situazione non raggiunge purtroppo le vette del commovente documentario Pasta Nera, né quelle del sopracitato LaCapaGira, ritratto della piccola malavita barese, ma forse non è tanto questo il suo scopo. Un Piva, quindi, meno brillante del solito, ma sempre consapevole delle sue scelte stilistiche e coerente con se stesso. 
Nel frattempo si è conclusa la post-produzione del suo ultimo film, I milionari, storia dell’ex luogotenente di uno dei boss più importanti della camorra napoletana tra gli anni '80 e '90. Adattamento dell’omonimo libro scritto dal giudice Cannavale e Giacomo Gensini, il film sarà distribuito da Teodora nei prossimi mesi, mentre, per quanto riguarda Situazione, dovremmo accontentarci di singole apparizioni in giro per festival italiani. 
 
Angelo Santini
 

I Milionari

Giovedì 11 Febbraio 2016 15:31

Alessandro Piva approda al Festival Internazionale del Film di Roma con I Milionari, presentato in concorso all’interno della rassegna Cinema Oggi.

Libero adattamento dell’omonimo romanzo-inchiesta di Luigi Alberto Cannavale e Giacomo Gensini, il film racconta l’ascesa criminale di un gruppo di giovani banditi napoletani nel quartiere di Secondigliano.
Piva cambia tutti i nomi dei personaggi, aggiunge dettagli e ne omette altri, ma cerca di mantenere la stessa tensione realistica del libro, con l’obiettivo di disegnare una mitologia criminale di Napoli. 
Così il protagonista Paolo di Lauro, in arte e al lavoro “Ciruzzo ‘o milionario”, diventa Marcello Cavani, soprannominato a sua volta “Alendelòne” e interpretato da un deludente Francesco Scianna (Vallanzasca – Gli angeli del male, Allacciate le cinture). 
Regista di culto nell’underground pugliese, Piva sbarca a Napoli, con un film dal budget più alto rispetto ai precedenti, in cui vuole sottolineare l’impossibile convivenza tra le velleità borghesi di Cavani e la sua sostanza criminale. 
Tutto scorre piatto. 
Le immagini sono una successione di inquadrature banali, senza spessore, degne della più generalista delle fiction Rai (manca solo Beppe Fiorello). 
Non era facile reggere il confronto con i camorra-movie degli ultimi anni; prima Gomorra di Matteo Garrone, vincitore del Gran Premio della giuria a Cannes e di 7 David di Donatello, poi l’omonima serie, uno dei migliori prodotti televisivi italiani degli ultimi vent’anni, senza dimenticare il sottovalutato Fortapasc di Marco Risi, sulla breve esistenza del giornalista Giancarlo Siani ucciso dalla camorra. 
Francesco Scianna si conferma uno degli attori peggiori della sua generazione;
la recitazione caricata  trasuda insicurezza e dilettantismo. 
Dopo il sopravvalutato Il sud è niente, Valentina Lodovini si trova di nuovo relegata a un personaggio femminile debole e scritto male. 
Eppure il soggetto di spunti stimolanti potrebbe offrirne; lo scambio fra i regali nuziali (le “buste” ) e le bomboniere nella facciata borghese ha le stesse dinamiche dello scambio danaro-hashish nel retroscena criminale. 
Ma Piva sembra come spaesato e la sua regia approssimativa; dopo quello che sembrava essere un nuovo punto di partenza con il noir romano Henry, il regista delude irrimediabilmente le aspettative dei suoi fan più affezionati. Si concentra sulle megalomani aspirazioni del protagonista, ma non riesce a codificare i rituali della malavita in immagini che suscitino un minimo di interesse in più rispetto al canonico campo e controcampo.
I mostri un po’ grotteschi di La Capa Gira, ritratto della microcriminalità barese dai risvolti amari, lasciano il posto a personaggi privi di spessore, dalle evoluzioni sciatte e prevedibili. Si ricicla la figura stereotipata del bandito dandy e carismatico, ormai superata da anni sia nel cinema che nella televisione di qualità, tratteggiando un profilo superficiale e reazionario della criminalità organizzata. 
In comune con il film di Gomorra c’è lo sceneggiatore Massimo Gaudioso, storico collaboratore di Garrone e certe situazioni sembrano la parodia involontariamente demenziale dell’omonima serie tv.
 
Angelo Santini