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Rogue One: A Star Wars Story

Giovedì 15 Dicembre 2016 10:32
"Cantami o diva" di quel pugno di Ribelli coraggiosi, che rubarono i piani custoditi dalla Principessa  Leia per distruggere la Morte Nera, la stazione da battaglia in grado di polverizzare interi pianeti. Gareth Edwards, giovanissimo regista esperto di storia e film bellici, rispettoso, conservatore (nell'accezione positiva),  nostalgico e appasionato fruitore della fantascienza, rimaneggia dagli archivi tutto il materiale inutilizzato nel 1977 per creare “Una Nuova Speranza”, primo film di quella saga che ha cambiato la vita di molti. La fotografia è da urlo, ogni inquadratura dello spazio è inconfondibile . "Guerre Stellari" esce dai dipinti di Ralph McQuarrie, niente che possa ricordare un'altra space opera o storia ambientata nelle profondità dello spazio. Questo è l'apice della vita di un gruppo sfaldato, di personaggi nuovi, diversi l'uno dall'altro, capitanati da  Jyn Erso (Felicity Jones) figlia di uno scienziato che serve suo malgrado una causa più grande e distruttiva, quella del malvagio Impero Galatitco e di Cassian Andor (Diego Luna) spia dell'Intelligence dell' Alleanza Ribelle. Un nucleo di persone che come da tradizione "Si trovarono nel luogo sbagliato nel momento sbagliato e divennero eroi" (incipit della versione a  romanzo di "Una Nuova Speranza" ndr.). Non ci sono cavalieri Jedi, non ci sono supereroi, solo persone che combattono una guerra che non possono vincere,  senza nulla da perdere mossi solo dalla "Speranza". L'Impero in splendida forma, grazie alla presenza di Ben Mendelsohn nei panni del Direttore Orson Krennic, nazisti spietati e non antagonisti macchietta di "un film pomeridiano per dodicenni" (prima di indignarvi sappiate che questa è una definizione data da George Lucas in persona). Nella prima parte d'impatto troviamo creature e droidi, citazioni senza retorica, navi, pianeti, animatroni, maschere e pupazzi a conferma che nel cinema nulla è obsoleto. Abbiamo davanti anche vecchie conoscenze  grazie all'uso della teconologia, siamo nel 2016 e possiamo 'resuscitare' personalità che necessariamente dovevano comparire grazie alla sapienza della ILM (si chiama "Industria della luce e della magia" per una ragione dopotutto) . Questo fa paura, gli attori in carne ed ossa non possono nel futuro lasciare il proprio lavoro alle loro controparti in CGi, ma qui funziona, serve, una spaventosa mistificazione che crea continuità. Seconda parte incredibile, piena di suggestioni per chi conosce questo mondo e chi ci si affaccia per la prima volta. Mescolanza di antico e moderno, sintesi perfetta della precisa concezione di quello che è Star Wars, quando passando dal nulla ad Episodio IV negli anni settanta, c'era il bisogno di film così  almeno quanto spasmodicamente ce n'è oggi. Non sorprende la reazione dei fan, divisi tra l'entusiasmo e la delusione de "Il Risveglio della Forza" (2015) questa volta unanimi e concordi, ci troviamo difronte ad un "miracolo" . Come fu per il bellissimo Mad Max (2015) il film tocca  ogni corda giusta, si passa dal western a Kurosawa, con una crudezza di altri tempi. Esalta commuove e ci fa sentire un tutt'uno con la Forza.
 
Francesca Tulli