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Visualizza articoli per tag: Pupi Avati
Esce nelle librerie dal 21 dicembre il libro su Pupi Avati dal titolo “La Terra del Diavolo” edito da Asylum Press Editor in collaborazione con Imp[O]sible Book 
Sarà presentato sabato 21 Dicembre 2019 alle ore 19.00, c/o la Libreria MONDADORI in Via Piave, 18 a Roma, il volume “La Terra del Diavolo” a cura di Claudio Miani e Gian Lorenzo Masedu, secondo volume della collana Voci di Dentro, dedicato al Maestro del Cinema Italiano, Pupi Avati, anch’esso presente all’incontro con il pubblico.
 
 
 
Il libro, edito da Asylum Press Editor e Imp[O]ssible Book è un viaggio fatto di emozioni, racconti, cultura, introspezione, studi e immagini su uno dei registi italiani che hanno segnato la storia del nostro Cinema, ed uno dei pochi capace di abbracciare un’infinità di generi narrativi.
 
“La Terra del Diavolo” è un volume denso di significato, all’interno del quale una lunga chiacchierata con il Maestro bolognese ci consente di ripercorrere non solamente il suo cinema e quel mondo di “genere” oramai quasi completamente dimenticato, ma soprattutto di sondare l’importanza delle radici e della terra all’interno di quell’evoluzione sociale che ha segnato il nostro paese sin dagli anni del dopoguerra. Un viaggio che parte dalle prime sperimentazioni filmiche di Balsamus, l’uomo di Satana e Thomas e gli indemoniati e giunge sino all’ultima fatica Il signor Diavolo. Proprio di quest’ultima pellicola, in appendice al volume, è presente un prezioso omaggio esclusivo di Pupi Avati: il quaderno personale di appunti e schizzi utilizzato per la realizzazione della pellicola, che va ad aggiungersi ai quattro saggi tecnici, all’ampia intervista al Maestro e al vasto repertorio fotografico e d’archivio gentilmente concesso dalla Duea Film.
Giunto alla sua quinta edizione all’interno del Cubo Cine Festival, il Cubo Cine Award si svolgerà online – per via delle recenti disposizioni governative dovute all’emergenza da Coronavirus – dal 27 al 30 Dicembre 2020 e annuncia tutti i vincitori.
Nella sola giornata del 27 Dicembre saranno quattro i premi in consegna: quello per la migliore opera prima a Nevia di Nunzia De Stefano, storia di speranza prodotta da Matteo Garrone, e ben tre all’acclamato Favolacce, secondo lungometraggio diretto dai fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, autori de La terra dell’abbastanza. Alla pellicola vanno infatti il premio per il miglior film, per la migliore regia e quello relativo al miglior attore: Elio Germano.
 
 
Giornata dedicata alla leggerezza, invece, quella del 28 Dicembre, con il premio per la miglior commedia conferito a 7 ore per farti innamorare, divertente vicenda a base di romanticismo e risate interpretata da Serena Rossi e Giampaolo Morelli, che ne è anche regista al suo debutto dietro la macchina da presa.
 
Il 29 Dicembre sarà poi la giornata del miglior film per la tv, quest’anno Permette? Alberto Sordi di Luca Manfredi, con Edoardo Pesce nei panni dell’indimenticato attore comico che ci ha regalato l’”americano a Roma” più famoso del mondo e tante altre maschere tricolori da ridere, del quale si è celebrato quest’anno il centenario della nascita.
 
E si conclude il 30 Dicembre con il riconoscimento al miglior cortometraggio, Sottosuolo di Antonio Abbate, e il premio alla carriera a Pupi e Antonio Avati, reduci dal loro ritorno all’horror con Il signor Diavolo.
 
Il festival potrà essere seguito in diretta attraverso il relativo canale YouTube:
 
 
Cubo Cine Festival è riconosciuto dalla Regione Lazio nell’ambito degli Interventi regionali per lo sviluppo del cinema e dell’audiovisivo.
 
Pagina Facebook:
 

Il Signor Diavolo

Giovedì 22 Agosto 2019 09:59

Questo agosto presenta un lodevole pregio, ossia quello di regalarci grandi sorprese e inaspettati ritorni al cinema di genere sul fronte italiano. Tra questi spiccano titoli che hanno la particolarità di trattare temi tra loro molto vicini, ma con forme e linguaggi totalmente differenti, come ad esempio Il Signor Diavolo e The Nest, tanto per citarne due. Entrambi infatti, usciti quasi contemporaneamente, suggeriscono molto sull’attuale approccio italiano a questo delicato genere. Il Signor Diavolo tratto dall’omonimo romanzo scritto dallo stesso Pupi Avati, segna il ritorno del regista padano alle atmosfere cupe e demoniache, che marcarono in modo vigoroso la prima parte della sua carriera cinematografica. A distanza di quarant’anni dall’ultimo film horror, Avati narra attraverso un linguaggio personalissimo, una storia dai toni oscuri ambientata nella campagna veneta, in un periodo storico che coincide con l’inizio degli anni cinquanta. Un giovane ispettore, viene chiamato a Venezia per indagare sul misterioso omicidio di Emilio, un adolescente deforme, morto per mano di un altro ragazzo in circostanze ambigue. Attraverso la lettura accuratissima dei verbali giunti in suo possesso, l’ispettore viene a conoscenza di alcuni particolari alquanto raccapriccianti sulla vicenda. Gli elementi che affiorano a seguito dell’interrogatorio del giovane omicida, il quattordicenne Carlo, edificheranno un’inquietante segreto di cui soltanto in pochi sono a conoscenza. Tra fantasie popolari e indizi sempre più funesti, l’ispettore tenterà di comprendere cosa davvero si nasconde dietro la figura di Emilio, il ragazzo ucciso, sul quale da sempre aleggia un’aura sinistra, alimentata dalle superstizioni della comunità. Pupi Avati decide di tornare alle origini della sua carriera, realizzando un film che sintetizzasse alcune delle sue più radicate paure, ricongiungendosi per molti aspetti a lavori diretti in passato. E’ impensabile infatti, non trovare in un film come Il Signor Diavolo, quei temi cari al cinema di Avati, quali il terrore per il buio e per l’ingnoto nonchè l’interesse per quel vasto manto di leggende popolari che condensano spesso in storie orrorifiche. L’ambientazione riconferma la presenza di un leitmotiv che ha da sempre popolato i film horror di Avati, vale a dire quella tranquilla desolazione delle campagne tanto ridente quanto asfissiante. Il cast comprende nomi che hanno accompagnato spesso Pupi Avati nei suoi progetti più noti, come infatti Alessandro Haber (purtroppo presente solo in una scena), Gianni Cavina, Lino Capolicchio e Andrea Roncato. Si noti che molti tra questi svolgono ruoli sfuggenti, regalandoci quasi dei camei. D’altronde i personaggi che scorrono sullo schermo, se da un lato risultano perfettamente inseriti nel contesto, dall’altro risentono di un’apatia alquanto logorante che talvolta giunge a rendere il tessuto narrativo un po’ flemmatico. La scarsità di dettagli a livello di trama sfortunatamente non permette il decollo del film, lasciandolo in sospeso, quasi a metà dello sviluppo. A mancare è quel guizzo che dovrebbe innescare suspense, animando così la macchina percettiva della paura, ma soprattutto quella visione malata e disturbante presente invece in tanti altri lavori del regista. Nelle sale a partire dal 22 agosto, Il Signor Diavolo di Pupi Avati si immerge nelle atmosfere più oscure, annaspando in più occasioni, ma riuscendo comunque a farsi apprezzare per lo stile e l’inconfondibile eleganza, costanti nel cinema del regista padano. 

 

Giada Farrace

Dante

Giovedì 29 Settembre 2022 12:25
L'ultimo lavoro di Pupi Avati è un omaggio al sommo poeta e alla sua dimensione più umana. Dante (Alessandro Sperduti) è un ragazzo innamorato, è un amico, un cittadino, un politico. Il talento, le opere del protagonista non sono gli elementi principali messi in luce dalla storia, ma il filo conduttore, l'elemento narrativo che lega la vita di Dante con la sua dimensione letteraria che supera lo spazio e il tempo. E dallo stesso Boccaccio (Sergio Castellitto) ammiratore incontrastato dell'Alighieri, il regista sceglie di far ascoltare la storia agli spettatori che lo seguono nel viaggio che lo porterà a Ravenna, da Suor Beatrice, figlia di Dante, a cui Boccaccio porta in dono dieci fiorini come risarcimento per il trattamento che aveva riservato al padre, condannato ed esiliato, la città di Firenze.
E il tema del viaggio, sempre presente nella poetica di Dante, si ritrova qui, con le veci di Boccaccio, che erra tra le stesse mete che trent'anni prima, aveva attraversato il sommo poeta.
Non c'è l'aria evanescente di portare sullo schermo un personaggio intangibile, inarrivabile, ma c'è la volontà di descriverne le sue pulsioni. C'è la scena dell'incontro con Beatrice (Carrlotta Gamba), la storia dell'amicizia con Guido Cavalcanti (Romano Reggiani), la guerra, la peste, la malattia, la paternità, il decadimento del potere spirituale e la disillusione per quello temporale. E' il racconto della vita adulta di Dante e anche dei suoi turbamenti, delle sue inettitudini e dei suoi errori, mitigando la distaza cronologica che separa lo spettatore dal tempo del racconto.
Una grande eleganza formale descrive quest'ultima opera di Avati. E una leggerezza negli intenti che però cozza con un formalismo che imprigiona inevitabilemnte la pellicola. I temi sono quelli sentimentali che possono raccontare la storia di due ragazzi qualunque che si amano e il cui amore è ostacolato dal destino, o di un'amicizia profonda e messa alla prova dalle scelte individuali dei singoli.
Sentimenti puri nello spirito e intellettuali nella forma, profondi, che cercano l'evocazione artistica e se ne fregiano, crogiolandosene un poco.
La luce, gli affreschi, le evocazioni immaginifiche e oniriche ricalcano un cinema iconografico e che fa delle immagini le protagoniste del film rendendo merito alla qualità dell'opera.
 
Valeria Volpini