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Visualizza articoli per tag: Lucas Hedges

MID90S

Venerdì 15 Febbraio 2019 10:13

La prima cosa che viene in mente pensando ad un film sugli adolescenti ambientato negli anni 90 è: qui ci divertiamo e ci rilassiamo. Possiamo così goderci un’ora e mezza di beata amarcord, condita da bella musica, perché questa certo non mancava negli anni 90. Invece Mids90 ci porta nel cuore di quegli anni e nelle caotiche vie della formazione di un tredicenne di nome Stevie (Sunny Suljic). Il debuttante alla regia Johan Hill (per intenderci è l’amico di abbuffate di Leo di Caprio in The Wolf of Wall Street) mette in scena un’opera che vuole essere un’elaborazione sentita di quella decade, usando il genere “coming of age” per spiegarci cosa successe di travolgente e devastante durante gli anni della crisi del capitalismo. Stevie è il suo Virgilio, anima pura che viene a conoscenza della parola violenza, subendola e vedendola ogni giorno. Ci accompagna attraverso un mondo depresso, in perenne difficoltà, dove le famiglie sono allo sfascio e molti giovani perdono la via. Il regista addentrandosi in queste paludi confeziona un film che ci fa vedere tutto questo, però con il pregio di non moralizzare, riuscendo così a donare all’anima del film una sorta di freschezza, che si apprezza per l’intera visione.

Presentato all’ultimo Festival di Toronto, si presenta qui alla Berlinale edizione 69 nella categoria Panorama.

Girato con formato un po’ agée: Rapporto 1,33 :1, ormai non più in uso. Questo era in voga negli anni dell’ambientazione del film. Mids90 rientra in un contesto cinematografico indie come il recente Lady Bird di Greta Gerwig. Johan Hill non ha solo diretto il film, ma lo ha anche scritto. La sua è una spec script (sceneggiatura speculativa), scritta senza una richiesta da parte di una produzione. Questi tipi di sceneggiature vengono introdotte nel mercato cinematografico per poi essere scovate da chi vuol scommettere sul progetto. 

Nella sua casa di Los Angeles Stevie vive con la madre Dabney (Katherine Waterston) e con il fratello Ian (Lucas Hedges, Manchester by the Sea). La sua vita di famiglia è turbolenta, manca equilibrio ed il fratello, piuttosto che essere affettuoso ed accomodante, è manesco e prepotente. L’estate è la stagione per fare nuove amicizie e Stevie si avvicina ad un gruppo di ragazzi amanti dello skateboard. Il luogo di ritrovo è proprio un negozio di skates, dove il tredicenne prova i primi vizi della vita: bere birra e fumare. I suoi nuovi amici sono più grandi lui e in questa comunità Stevie viene accettato dopo prove coraggiose, ma altrettanto pericolose. Impara ad andare con lo skate e non solo, si fa forte con i suoi nuovi compagni, scopre le femmine e giova della sincerità che vige nel gruppo. Ragazzi strampalati, ma trasparenti. Ecco che Stevie inizia a crescere. Nel bene o nel male la sua vita ha inizio, una lunga corsa verso l’accettazione di se stessi, alla ricerca del proprio posto nel mondo.

Il film di Johan Hill non è proprio una novità, ma ha il pregio di essere godibile. La regia ci regala qualche bel piano sequenza (i ragazzi con lo skate che vengono contro la telecamera percorrendo una strada con le macchine che gli passano sui fianchi). La metafora con la vita è evidente. I dialoghi non sono banali. Cospicuo uso dello slang, classico dei film girati negli anni 90. I cambiamenti del giovane Stevie li troviamo nel quotidiano: nelle minuzie e nelle sue piccole grandi imprese. Da qui prende il via l’identificazione di se stessi, passando da un dolore forse necessario, ma non per forza distruttivo, contro il quale combatte ogni giorno. Il giovane non ha molte coperte di Linus da portare con se. Solo nell’essere accettato dalla sua nuova compagnia trova la forza per sbocciare, errando parecchio.

Mids90 si fa forte di un linguaggio che non omette le bruttezze, diventando così un prodotto anni 90 a tutto tondo. In quegli anni il cinema cambiò prospettive. Il mondo viene spogliato e si decide di portare sul grande schermo la vita per quella che è. Un cinema che mette in mostra la violenza in società, ma anche tra le mura domestiche. Le paure contemporanee trovano il loro spazio sulla celluloide, che di lì a poco farà il grande salto al digitale. Una sorta di testamento sincero del millennio precedente. Droghe, sessualità esplicita, disturbi mentali, politica corrotta, stress e gioventù bruciata sono i temi cardine del cinema “made in 90s”.

David Siena